Monsignor Giacomo Meneghello riconosciuto “Giusto fra le Nazioni” dal Museo Yad Vashem di Gerusalemme per il suo impegno e l’aiuto dato a centinaia di ebrei durante la seconda guerra mondiale, quando era segretario dell’allora Arcivescovo di Firenze, cardinale Elia Dalla Costa, già riconosciuto “Giusto fra le Nazioni” nel 2012. La cerimonia di conferimento è avvenuta questa mattina nella sede dell’Arcivescovado di Firenze alla presenza del cardinal Giuseppe Betori, dell’Ambasciatore d’Israele in Italia Naor Gilon e del presidente della Comunità Ebraica di Firenze Sara Cividalli. A ricevere il riconoscimento la pronipote di mons. Meneghello, Clodovea Pranovi
Il suo motto era: «Il bene non fa rumore» Meneghello contribuì a nascondere in seminario e nei conventi molte persone salvando loro la vita. «Il bene non fa rumore» era la sua massima. A nominare monsignor Meneghello e far partire le ricerche di Yad Vashem è stata la testimonianza di Cesare Sacerdoti che ha raccontato dell’aiuto generoso e incondizionato dato alla sua famiglia dal segretario del cardinale Dalla Costa durante i terribili giorni dell’occupazione tedesca a Firenze. «Madre Maria Agnese Tribboli, Don Giulio Facibeni e Giacomo Meneghello, guidati dal card. Dalla Costa, – ha ricordato Sacerdoti – furono i salvatori della nostra famiglia ed è stato per me un dovere dettato da amore e riconoscenza che le loro azioni fossero pubblicamente riconosciute tramite Yad Vashem, sì che possano essere di esempio alle generazioni future, e si ricordi il bene fatto dalla Chiesa». Monsignor Meneghello fu il contatto principale per il padre di Cesare Sacerdoti per trovare rifugio a tutta la famiglia. La nonna e la zia vennero nascoste in un convento vicino a via del Corso e il babbo fu ospitato per un certo periodo al Convitto di San Leonardo. Cesare con suo fratello e la mamma furono accolti da Madre Maria Agnese Tribbioli della Congregazione delle Pie Operaie di San Giuseppe nel convento in via dei Serragli. I due fratelli successivamente furono nascosti per circa nove mesi all’Orfanotrofio della Madonnina del Grappa a Montecatini Basso dove Don Giulio Facibeni li portò dopo esser stato contattato da Giacomo Meneghello che Cesare Sacerdoti definisce «l’Angelo Custode della nostra famiglia». Meneghello era nato il 5 dicembre 1896 a Priabona di Monte di Malo (Vicenza), fu ordinato sacerdote nel 1922 e morì a Firenze il 13 gennaio 1973. Affiancò come segretario Dalla Costa sin dal 1923, appena nominato vescovo di Padova, e lo seguì poi nel 1931 quando fu promosso alla sede metropolitana di Firenze e creato cardinale. A fianco del cardinale Dalla Costa, monsignor Meneghello affrontò nella diocesi di Firenze momenti difficili: la seconda guerra mondiale, l’occupazione dei tedeschi, il dopoguerra e l’alluvione.
«Cari amici – ha esordito durante la cerimonia l’ambasciatore di Israele in Italia, Naor Gilon – Lo Stato d’Israele dal giorno della sua fondazione ha assunto l’impegno di ricordare gli orrori della Shoha e di rendere eterno per le prossime generazioni il ricordo di quelle vittime. Israele però ha sentito il supremo dovere morale di conservare anche la memoria di persone che in quell’ora, nel pieno del “male assoluto”, non sono rimaste indifferenti alla sofferenza e al dolore umano. Con una legge del 1953 la Knesset, il Parlamento israeliano, ha fondato lo Yad Vashem: l’Autorità per la Rimembranza dei Martiri e degli Eroi dell’Olocausto.Oltre a questo, sulla base di tre principi fondamentali, Yad Vashem assegna la medaglia di Giusto fra le Nazioni a coloro che da non ebrei, hanno salvato la vita ad ebrei durante la seconda guerra mondiale, lo hanno fatto a rischio della propria vita e non hanno mai ricevuto denaro o alcun compenso per quanto fatto. Per questo oggi siamo tutti convenuti qui, per onorare la memoria di Monsignor Giacomo Meneghello, per aver salvato da morte sicura la famiglia Sacerdoti e molte altre centinaia di ebrei. Mons. Meneghello non ha agito da solo, è bene ricordarlo. Assieme a lui, qui in questa meravigliosa città, operavano altri illustri o meno illustri cittadini, già riconosciuti Giusti fra le Nazioni, come Gino Bartali e altri esponenti della Chiesa Cattolica, come l’Arcivescovo di Firenze Elia Angelo Dalla Costa. Anche Monsignor Meneghello, come tutti gli altri Giusti fra le Nazioni, ha compreso che poteva fare una scelta. Ha mostrato a tutti noi che anche una singola persona può fare la differenza, e, messo di fronte al bivio fra il bene e il male, ha scelto il bene, ha scelto la vita. È bene tuttavia vigilare ancora oggi, e non abbassare mai la guardia. Vediamo purtroppo come ancora oggi, per esempio, nella civile Francia, cuore dell’Europa, gli ebrei non possono portare liberamente la kippàh in testa, senza rischiare la vita – solo perché ebrei. Per questo gli esempi dei Giusti, come Mons. Meneghelli, sono una candela che fa luce al nostro cammino».