«Io sono qui anche per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti e sono troppi; sarò qui, resterò qui anche per loro». Sono le parole di Enzo Tortora, indimenticato giornalista e conduttore televisivo, davanti alla Corte di Cassazione che emise sentenza di assoluzione dall’accusa di traffico di stupefacenti e associazione di stampo mafioso. Oggi che non c’è più, fiaccato nel fisico e nello spirito da una lunga vicenda giudiziaria, a proseguire nella sua lotta per la difesa di tante vittime innocenti della giustizia italiana sono uomini e donne che rivestono incarichi politici nelle città italiane. A Siena, l’avvocato Maria Concetta Raponi consigliera di Forza Italia, ha presentato nella seduta di lunedì una mozione (approvata, ndr) per chiedere l’intitolazione di una via o un parco a Enzo Tortora e alle vittime degli errori giudiziari. Tra i firmatari anche altri componenti del suo partito: Lorenzo Loré, Orazio Peluso, Fabio Massimo Castellani.
Avvocato Raponi come nasce questa mozione?
«Nasce dall’esigenza di parlare delle vittime di errori giudiziari. Partendo dal caso Tortora, ma ci sono anche quelli di Sabani e di tanti altri personaggi noti e di fama nazionale e internazionale, abbiamo voluto richiamare l’attenzione su quello che è un problema enorme per l’Italia perché i numeri di casi di ingiusta detenzione dal 1992 al 2018 superano i 27500 con un costo di indennizzi per l’Italia di 750 mln di euro quindi un danno economico enorme».
Cosa ricorda del caso Tortora?
«Quello di Tortora fu il primo grande caso, quando lo arrestarono nel 1983 io ero poco più che adolescente. Ricordo che lo arrestarono e trasmisero le immagini in televisione. Fino ad allora Enzo Tortora era stato l’uomo che ogni venerdì entrava con garbo nelle case degli italiani con la sua trasmissione; era gentile, io non gli avevo mai sentito dire una parola fuori posto. L’Italia si divise tra innocentisti e colpevolisti, molti lo accusavano. Ricordo che solo Enzo Biagi scrisse sul giornale “E se fosse innocente?”. Tortora trascorse 7 mesi in carcere. E’ il primo caso di errore giudiziario che ricordo con maggiore consapevolezza, ricordo la tragedia umana di un uomo che, nel 1987, durante la sentenza di assoluzione davanti alla Cassazione era devastato nel fisico (infatti morì un anno dopo) ed era emotivamente devastato. Nonostante tutto voleva combattere per evitare che quello che era accaduto a lui potesse ricapitare ad altri».
Presentando la sua mozione, però, lei ha detto: «Dopo trent’anni dalla morte di Tortora, simbolo della giustizia ingiusta, nulla è cambiato». Quindi la sua battaglia si è fermata?
«La legge sulla responsabilità civile dei magistrati fu tradita dal Parlamento stesso, Tortora passò il testimone al Partito Radicale che finché ha potuto e ancora oggi ha chiesto al Senato l’istituzione di una giornata dedicata alle vittime di errori giudiziari, quindi questa battaglia prosegue. Però c’è da lavorare molto sul sistema giustizia. Il mio non è un attacco alla Magistratura, io sono garantista e aspetto sempre che si celebrino i processi e che ci siano sentenze definitive. La mia è solo volontà di ristabilire i capisaldi della democrazia che si fonda su uno Stato di diritto. Nel caso Tortora la superficialità della Magistratura è stata tanta. A distanza di anni ho letto le carte e effettivamente hanno dovuto ammettere che la superficialità c’è stata».
Per una città come Siena che significato ha questa mozione?
«La mozione ha senso per tutte le vittime di errori giudiziari che siano stati identificati come imputati, indagati o parti offese. La garanzia vale per tutti e ha senso in ogni città. E’ un momento per riflettere, ci deve essere un dibattito, intitolare una via o un parco è un gesto simbolico perché qualche cittadino passando e alzando lo sguardo sulla scritta, magari riflette. Però tutto questo deve essere lo spunto per un convegno e per avviare una profonda riflessione su queste tematiche importanti. Noi abbiamo un ruolo istituzionale e dobbiamo occuparci dei problemi dei cittadini e dobbiamo impegnarci per risolverli però anche con le mozioni, che sono atti di indirizzo politico, dobbiamo dare spunti di riflessione. Io, a marzo 2019, l’ho fatto anche per Oriana Fallaci. Perché la gente possa riflettere: la giustizia è un tema delicato, è una cosa seria; si fa nelle aule di tribunale, sono contraria alla spettacolarizzazione della giustizia».
Quando Siena avrà la sua via o il suo parco dedicato a Enzo Tortora e alle vittime di errori giudiziari?
«Mi auguro che a primavera 2021 si possa fare la cerimonia di inaugurazione. Ora la mozione passerà in Giunta, poi con la Commissione Toponomastica o Assetto del Territorio si individuerà la via o il parco e io mi impegnerò in prima persona. La procedura non è molto lunga ma bisogna rispettare anche il protocollo anti Covid per gli accessi agli Uffici».