Con la prossima stagione turistica entra in vigore il nuovo regolamento delle sagre ad Arezzo, dopo l’approvazione di ieri in consiglio comunale. Un documento richiesto da tempo a gran voce da ristoratori e proprietari di locali pubblici per contrastare il fenomeno delle “sagre selvagge”. Molte le novità principali che, alla fine, hanno messo d’accordo sia gli organizzatori delle sagre che i proprietari di locali pubblici.
Le nuove regole In particolare nel documento, viene fissata la durata massima di otto giorni per ciascuna sagra da suddividere in due fine settimana; viene introdotto l’obbligo della rendicontazione finale, vidimata da un commercialista; mentre in sede di presentazione della domanda in Comune, dovrà essere indicato anche il menù che dovrà essere composto in prevalenza da piatti basati sul prodotto tipico della sagra; l’area destinata alla ristorazione non potrà essere superiore al 50 per cento della superficie complessiva a disposizione della manifestazione. I giorni di sagre, infine, passano così da 160 a 128 all’anno anche se, i proprietari dei locali pubblici, avrebbero preferito una stretta maggiore.
I pizzaioli «Noi avevamo sparato più alto – ammette Renato Pancini, presidente provinciale associazione pizzerie per Confcommercio – perché il fenomeno delle sagre è degenerato negli anni. Ci tengo a precisare che noi non siamo contro le sagre, ma contro la mancanza di regolamentazione. Se stiamo nello stesso mercato, che è quello della ristorazione, è giusto che le regole siano le stesse per tutti. Fino ad oggi molte di loro presentavano menù completi, dall’antipasto al dolce passando anche per la pizza. E questo, approfittando di una concorrenza sleale che è quella del costo del lavoro. Alle sagre lavorano i volontari che non prendono soldi, mentre per noi tenere un dipendente costa migliaia di euro l’anno. Comunque siamo abbastanza soddisfatti del nuovo regolamento. E’ una prima vittoria. Vorremmo che davvero le sagre avessero un’utilità sociale, come dovrebbe essere e che quindi gli incassi venissero reinvestiti sul territorio».
Danni stimati Secondo Pancini, “corrispettivi alla mano”, il danno economico stimato per un ristorante o una pizzeria, nel periodo delle sagre, si aggira sul 30 per cento. Da parte loro, le sagre si considerano invece luoghi di aggregazione e di socialità e non prioritariamente di ristorazione. «Speriamo che il nostro esempio serva anche per altre realtà – spiega Flavio Sisi, uno degli organizzatori della Festa della Dea Venere che si è fatto anche portavoce delle istanze delle sagre – E’ nostra intenzione, infatti, costituire anche un comitato ufficiale delle sagre della città di Arezzo. Un primo incontro, in questa direzione, è in programma la prossima settimana. Vogliamo essere protagonisti attivi di un cambiamento. Questo nuovo regolamento alla fine ci trova d’accordo, anche se alcune delle sagre più grandi risultano penalizzate, soprattutto per la questione della durata. Siamo felicissimi di poter rendicontare le nostre attività ed è giusto che ci sia una Commissione a garanzia e controllo delle sagre a livello comunale. La nostra contestazione è partita più per il metodo che per il contenuto, visto che l’amministrazione comunale non ci aveva nemmeno interpellati».