Calano i lettori, crescono le vendite. E’ uno dei paradossi dell’editoria per l’infanzia, i cui dati sono talvolta contraddittori o tanto meno diversificati quando scaturiscano da analisi più articolate che considerino, ad esempio, fasce di età, estrazione sociale, zone geografiche. Resta il fatto che sono in aumento (2300 all’anno) i libri editi per i giovani lettori e che – altro elemento su cui riflettere – i titoli che gli esperti giudicano i migliori non sono poi quelli più venduti in libreria o richiesti nelle biblioteche.
Fanno da padroni Harry Potter e Geronimo Stilton. Le classifiche delle vendite registrano inoltre ai primi posti le storie di Brisingr (saga fantasy di Christopher Paolini) e Le fiabe di Beda il Bardo di Joanne Kathleen Rowling, nato come un cosiddetto pseudobiblium citato in Harry Potter e i Doni della Morte e che la stessa Rowling ha trasformato in un libro vero.
I ragazzi, dunque, sembrerebbero amare la serialità; o, tanto meno, questo viene loro proposto (imposto?) poiché, come riportava tempo fa il trimestrale LiBeR, “ci si è spostati verso un’editoria di ‘evento’ che punta al bestseller e al libro ‘fuori dai ranghi’, meglio se crossover [storia in più parti] e connotato da elementi di serialità”. Un modo, insomma, per creare attrazione e fidelizzazione.
E’ quindi abbastanza chiaro perché un maghetto e un topo abbiano quel vasto seguito di adepti. Ma ciò nonostante il numero dei giovani lettori è diminuito. L’ultimo sondaggio di Doxa Junior (5-13 anni) & Teens (14-18 anni) rilevava come i soggetti che dichiarano di aver letto almeno un libro nell’anno, fossero passati dal 71 per cento del 1997 al 64 per cento del 2007. E il valore è ancora più basso per la fascia dei 14-18enni che scende al 54%. Per non parlare dei lettori con almeno tre libri l’anno: un modesto 30%.
Sempre a proposito di analisi controverse, pare che di questa flessione non possa essere data la colpa nemmeno a Internet. Secondo Umberto Eco, infatti, il web avrebbe addirittura contribuito a spingere i giovani verso i libri, tant’è che i livelli di lettura di quanti smanettano sul pc sono decisamente superiori a quelli di coloro che non ne fanno uso.
Si considera ormai pura accademia il richiamo al ruolo della scuola e della famiglia nell’educare i ragazzi all’amore verso la lettura. Eppure (e speriamo che anche dai dati non discenda retorica) risulterebbe che nei nuclei familiari dove si possiedono più di 200 libri e in cui entrambi i genitori leggono, la percentuale dei ragazzi-lettori supera l’80%. Benedette siano quelle quattro mensole domestiche.