SIENA – Arrivai a colonna San Marco con una ventina di minuti di anticipo, per cui decisi di proseguire fino all’Acquacalda, per poi rientrare in tangenziale, uscire a Siena Ovest ed arrivare a Costalpino.

La puntualità è per me uno stile di vita, vuol dire rispetto verso il prossimo e rispetto verso quello che si sta facendo. La puntualità, penso, rientri nella sfera della professionalità.

E così anche quella volta cercai di arrivare puntuale, né in anticipo e né, tantomeno, in ritardo.

La prima volta che salii quelle scale, di quella sorta di labirinto, non sapevo bene che cosa sarei andato a fare. Mi avevano cercato quei due di una tale Agenzia Impress, Michele e Anna, e così andai a sentire di cosa si trattasse. Nel mio zaino avevo un tesserino da (allora) pubblicista e quattro anni da collaboratore con La Nazione. Fare il giornalista, o meglio “essere giornalista” – così avevo deciso da tempo -, sarebbe stato il mio lavoro.

Era metà ottobre del Duemila, un pomeriggio. Due mesi dopo, o poco più, saremmo entrati nel terzo millennio.

Oggi, duemilaventitrè, Agenzia Impress compie 25 anni di vita. Auguri e complimenti. Per me sono ventidue anni e qualche mese. Dire che il tempo è volato è un’ovvietà. E anche fare un bilancio, a due terzi di viaggio, non ha troppo senso. Ci sarà tempo.

Un annetto e mezzo dopo, arriva Cristiano, un altro valdorciano verace, seppur di là dall’Orcia. Almeno potevamo condividere il viaggio, ogni giorno. Ma da lì, a poco dopo, abbiamo iniziato a condividere molto altro.

Dal fax allo smartphone, dalla rassegna stampa ritagliando la pagina di giornale con le forbici allo screenshot con un clic. E poi i comunicati stampa, le telefonate, i fax che tornavano indietro, le conferenze stampa che tanto andavano di moda al tempo. Ma quanto è cambiato questo mestiere! Già. Il mestiere dell’addetto stampa è davvero difficile da spiegare, non è ancora tutelato e vanta innumerevoli tentativi di imitazione (spesso riusciti).

E poi le fiere, gli eventi, i convegni, le trasferte, i giornali cartacei, i siti internet, quando ancora, per aprire una pagina web servivano una quindicina di minuti. Da Siena ad Aosta da Foggia a Roma, da Bruxelles a Milano, da Favignana a Firenze e ovunque ci sia qualcosa da raccontare. Quando per parlare si usava il telefono, quando si portavano i comunicati anche a mano nelle redazioni. Tante facce, colleghi che vanno e vengono, clienti, gratificazioni, difficoltà e la voglia di superarle. E oggi, anni e anni dopo, ci siamo ancora, con la voglia di toglierci altre soddisfazioni e con la curiosità che non può mai mancare e anche la voglia di migliorarsi, sempre.

Con Michele e Cristiano il viaggio continua, con strumenti molto diversi rispetto a venti anni fa, con esigenze cambiate, e con la necessità di aggiornarsi e di adeguarsi ai tempi che cambiano. Già, perché ben prima che, con la riforma delle professioni, la formazione diventasse obbligatoria; la “formazione continua e permanente” la dobbiamo fare tutti i giorni: leggendo, imparando cose nuove, cercando di adattarsi alle nuove tecnologie che l’innovazione e i social ci hanno imposto. Ma per fare un contenuto giornalistico su un social, bisogna comunque sapere cosa scrivere, a chi e come parliamo. Insomma, le basi del mestiere, gira e rigira, sono sempre le stesse, o almeno mi illudo che lo siano. Senza che la fretta del web e del mondo d’oggi possa indurci in tentazione.

Di sicuro non ci siamo annoiati.

Ah, il mio primo lavoro ad Impress? Uno Speciale Economia della Spe, la società di raccolta pubblicitaria de La Nazione. 24 pagine da riempire con interviste, articoli e foto, il tutto in pochi giorni. E così fu. Poco dopo anche uno “Speciale Sposa”, ad intervistare le aziende che servono per un matrimonio, che in quell’inverno esponevano in Fortezza a Siena. Dopo aver scritto di merletti, strascichi e confetti – pensavo all’epoca – posso scrivere di tutto. E così è stato.

Anche se, fu l’agricoltura il mio settore prevalente fin dall’inizio ed è quello che ancora oggi occupa gran parte delle mie giornate. Senza stare qui a scrivere sintesi di curriculum, posso dire che ho avuto la possibilità di lavorare per e con l’agricoltura da tutti i punti di vista: associazione di categoria, ordini professionali, consorzi, enti pubblici, ricerca, fiere, giornali specializzati e generalisti, politica ed istituzioni. Un tema concreto l’agricoltura, perché comprende economia, ricerca, innovazione, le persone che ci sono dietro (soprattutto), fino a quello che finisce sul piatto. Che si vuole di più?

E poi nel 2001 nasce agricultura.it, il cui sottotitolo al tempo era bucolico, “le culture rurali in rete”, oggi è invece “il giornale dell’agricoltura italiana”, ma restiamo umili. C’era il concetto della “rete”, eravamo ancora al tempo in cui con il dominio dovevamo specificare www (world wide web): preistoria, insomma.

Cambiamenti e novità a parte, non c’è troppo tempo per voltarsi indietro. La strada da fare per la virgolina arancio e blu è ancora molta, sempre con grande professionalità, umiltà e correttezza, evolvendosi ancora affinché tutto resti come prima.

Ad majora agenzia impress!