SIENA – Tomaso Montanari è ormai abituato alle critiche. I suoi interventi da letterato sono sempre accompagnati da polemiche. Sul Giorno del Ricordo, che viene celebrato oggi, il dibattito è andato oltre.

In molti hanno chiesto la sua testa negli ultimi mesi e ieri, in occasione del seminario “Uso politico della memoria e revanscismo fascista: la genesi del Giorno del Ricordo”, c’erano addirittura carabinieri e polizia a presidiare l’università per stranieri. Un’attenzione scaturita dalle affermazioni sulle foibe, bollate come esempio di negazionismo. Una visione che il rettore non ha mai digerito, al punto da andare per avvocati. “Chi mi ha accusato di essere negazionista l’ho querelato e vedremo cosa dirà il tribunale”, ha affermato lo storico dell’arte.

L’iniziativa dell’ateneo ha suscitato lo sdegno del centrodestra, in particolare della Lega. Dalla senatrice Tiziana Nisini, “Tomaso Montanari fomenta divisioni e politicizza lui stesso una vicenda che dovrebbe essere consegnata allo studio della storia e al rispetto di quanti su quel confine persero la vita”, all’eurodeputata Susanna Ceccardi che ha chiesto “di farla finita con queste baggianate giustificazioniste, revisioniste o negazioniste”, fino al consigliere regionale Marco Landi, che ha accusato il rettore di “attenzione morbosa che lo accompagna durante l’intero anno e raggiunge l’apice alla vigilia del ricordo”. I senatori del Carroccio hanno presentato un’interrogazione al ministro dell’Università, Cristina Messa.

Montanari non è sembrato più di tanto scosso: Niente che possa scomporre il rettore, abituato alle contestazioni. Anzi, lui stesso ne ha fatto menzione nel discorso introduttivo. “Oggi in Italia il revanscismo fascista gode di mezzi e appoggi. A Siena c’è una sezione di un partito di centrodestra che da settimane raccoglie firme per chiedere le mie dimissioni”, ha dichiarato il rettore.

Chiusa la lunga parentesi personale, Montanari si quindi è concentrato sul seminario. “Qui, tramite gli interventi di storici e giuristi, si vuole spiegare la genesi di una giorno complesso e che è divisivo – ha sottolineato Montanari -. Basti pensare che a Firenze sono annunciante forze neonaziste e neofasciste per festeggiare una festa della Repubblica, diciamo che non è una situazione normale”.

A portarla sul binario della normalità ci hanno provato gli interventi dei relatori. Come quello del prorettore Mauro Moretti, nel colloquio con lo storico Alberto Cavaglion. Oppure Marta Verginella, docente dell’università di Lubiana, che ha offerto uno spaccato delle “terre di confine”, a cavallo tra l’Italia e l’ex Jugoslavia.