FIRENZE – Se non un passo in più, non si può definire neppure una retromarcia sulla base di Coltano (Pisa).
Oggi a Firenze, all’interno del comando “Toscana”, si sono incontrati amministratori (il presidente regionale Eugenio Giani e il sindaco di Pisa Michele Conti), esponenti dei carabinieri e del ministero delle Infrastrutture. C’era anche Lorenzo Bani, presidente del Parco di Migliarino-San Rossore. Al centro il progetto, destinato a estendersi per 40 ettari e ospitare 800 carabinieri, declinato secondo le possibili ricadute occupazionali ed economiche e per quanto riguarda le conseguenze paesaggistiche e ambientali: uno dei nodi da sciogliere. Una delle idee emerse sarebbe quella di suddividere la base in più moduli, in modo da contemplare anche aree al di fuori dal parco.
“Abbiamo fatto presente che ci possono essere dei siti alternativi, che non stanno all’interno del Parco. Siamo partiti da progetto presentato, che era tutto concentrato dentro il Parco. Ma per me quelle finalità e quegli uomini possono stare anche in ambienti non necessariamente contigui, anche a qualche chilometro di distanza. Sempre nel Comune di Pisa, perché a mio giudizio questa è un’opportunità” ha affermato Giani, per poi precisare: “Prima di parlare di qualsiasi soluzione serve un secondo atto, una riunione con i vertici tecnici dei carabinieri, noi, il Parco, il Comune di Pisa e il ministero”.
Fuori dalla caserma si sono radunati circa 200 manifestanti, guidati dal movimento “No base” di Pisa. Chiaro lo slogan che li guidava: “No alla base né a Coltano né altrove”. “Mentre i rappresentanti dei Governi locali e nazionali si chiudono ancora in una stanza all’interno di una caserma – hanno evidenziato i manifestanti -, il movimento rilancia una mobilitazione pubblica e partecipata verso una grande manifestazione nazionale il 2 giugno che metta in rete le lotte, le vertenze su questioni prioritarie come la pace, la tutela ambientale e dei diritti sociali e del lavoro”.
Nel pomeriggio è poi arrivata la presa di posizione del Consiglio regionale, che con tre mozioni (voto unanime per quella presentata dal M5S, a maggioranza per quelle di Pd e Italia Viva) ha chiesto un ripensamento su Coltano e l’individuazione di soluzioni alternative da negoziare con il Governo e le autorità militari.