Interrogato ad Arezzo il marocchino Ahmed Elmer, il venditore ambulante di 24 anni che dopo mesi e mesi di assenze si è presentato in Tribunale per raccontare la sua nell’intricato giallo della scomparsa di Guerrina Piscaglia. Ahmed Elmer, di cui qualche giorno fa si erano perse nuovamente le tracce, è il principale teste della famosa “birrata” del 30 aprile che vedeva coinvolti padre Gratien Alabi insieme al marito della donna Mirko Alessandrini e la stessa Guerrina, esattamente la sera prima della scomparsa. Il venditore ambulante, con cui molti a Ca Raffaello sostenevano che Guerrina fosse scappata, ha confermato durante l’incidente probatorio quello che aveva dichiarato ai microfoni del programma “Chi l’ha Visto?” giorni fa. C’era anche lui a casa di Mirko e Guerrina quel pomeriggio del 30 aprile 2014 e insieme a loro anche padre Gratien Alabi. Ahmed, nel ricostruire lo strano episodio della “birrata”, ha precisato che non conosceva nessuno, che suonò alla porta per vendere la sua mercanzia, che fu invitato ad entrare, bevve la birra che gli era stata offerta, cercò di vendere la sua merce e poi se ne andò. Stando alle sue parole non c’era nessuna storia amorosa tra lui e Guerrina e che, anzi, non la conosceva nemmeno. Quel pomeriggio Ahmed aveva incontrato lì padre Gratien, che aveva colto l’occasione per lasciargli il suo numero di telefono. Il marocchino lo chiamò in seguito per cercare lavoro.
Grande assente don Faustin Si fa attendere dagli inquirenti l’altro parroco di Ca Raffaello che in molti aspettano di sentire: don Faustin, il superiore diretto con il quale il sacerdote si è confidato a più riprese, soprattutto a proposito del fantomatico “Zio Francesco”. Si dovranno aspettare i primi di marzo per vederlo tornare da Kinshasa e testimoniare davanti al Gip Piergiorgio Ponticelli, presumibilmente a metà del mese prossimo.
Nessuna novità scottante dai pc di Gratien Proseguono le indagini anche sui 4 computer sequestrati a padre Gratien, al momento senza novità a luci rosse. Dalle ultime analisi sul pc sequestrato a Perugia a dicembre emergono poche immagini di donne nude, perdipiù frutto di spam in una normale navigazione online. Queste immagini sembrano permanere solo per pochissimi fotogrammi, a differenza della maggioranza dei file scaricati sostanzialmente neutri, ben lontani da contenuti a luci rosse che in molti si aspettavano di trovare. Mancano ancora due computer da analizzare, e anche se è presto per trarre le conclusioni, da lì potrebbe uscire di tutto.