Padre Gratien Alabi
Padre Gratien Alabi
Padre Gratien Alabi

Anche per i tre giudici del Tribunale del Riesame di Firenze, Guerrina Piscaglia potrebbe essere stata uccisa il primo maggio 2014 da padre Gratien Alabi. Vince quindi la linea sostenuta dal Pm Marco Dioni e dal Gip Piergiorgio Ponticelli che nel religioso avrebbero riconosciuto l’autore dell’omicidio volontario, occultamento e distruzione del cadavere della donna. A sostenere queste ipotesi ci sarebbero tanti elementi: primo fra tutti il rapporto tra Guerrina e il figlio Lorenzo. Secondo l’accusa la donna sarebbe stata legata da un rapporto strettissimo col figlio disabile Lorenzo, del quale si prendeva cura amorevolmente. Dal giorno della scomparsa però lei non si è fatta più sentire. Prima di allora Guerrina non si era mai separata dal figlio, neanche per un giorno, se non per un’operazione ad un ernia in ospedale. Per i giudici sarebbe impensabile che la donna abbia scelto volontariamente di non cercare più il figlio per oltre un anno. Guerrina quindi sarebbe stata uccisa in un lasso di tempo strettissimo, meno di un’ora, dalle 13,46 alle 14,34. Ma non solo, Gratien avrebbe compiuto il delitto con una freddezza incredibile: tanto da potersi fermare a parlare con la paesana Loretta pochissimi minuti dopo aver ucciso Guerrina. Proprio questa fortissima capacità di autocontrollo e la capacità di simulazione del religioso hanno convinto il giudici del Riesame della sua colpevolezza, respingendo la richiesta di scarcerazione dell’avvocato Fanfani. Per il Riesame Gratien Alabi sarebbe dotato di un tale autocontrollo da poter commettere un delitto in pochi minuti e sviare le indagini con diverse strategie. La capacità di simulazione, secondo i giudici, sarebbe dimostrata anche dai suoi rapporti con le donne: pur essendo un religioso riusciva a gestire con disinvoltura la sua vita privata fatta di tante telefonate, contatti molteplici e addirittura incontri con prostitute.

Gli indizi Da ottobre 2014 ad oggi la posizione di Gratien Alabi si è aggravata pesantemente, l’accusa è mutata da favoreggiamento in un sequestro di persona o omicidio a quella di unico autore di un omicidio volontario.  Ma come è possibile accusare il frate di questo delitto sulla base degli stessi elementi dell’ottobre scorso? I Giudici rispondono in modo netto: nell’arco di questi mesi padre Gratien Alabi avrebbe affrontato con estrema freddezza e autocontrollo dei rischi così gravi, come il divieto di espatrio e il carcere, da rendere impensabile che abbia agito per favorire altri e non se stesso. Tra gli elementi a carico del religioso pesa sempre tanto il telefonino di Guerrina, scomparso con lei il primo maggio ma attivo con sms per qualche tempo. Il cellulare sarebbe sempre stato nelle mani di Gratien Alabi, secondo i giudici, usato fin da subito dal religioso per allontanare da lui i sospetti e poi sviare le indagini. Cruciale il messaggino inviato per sbaglio al frate nigeriano che lei non conosceva, il pomeriggio di quel primo maggio alle 17,26. Lì c’era scritto che Guerrina era scappata col suo “amoroso marochino”, proprio in quell’italiano sgrammaticato dei bigliettini ritrovati nella scrivania di Gratien a Roma. Pesante anche l’invenzione della figura di Zio Francesco, secondo gli inquirenti altro depistaggio di Gratien per far credere ad una fuga amorosa di Guerrina, quando quella col marocchino non era più credibile. Inquietanti gli appunti ritrovati nella scrivania di Gratien nel convento premostratense di Roma. “Guerrina non c’è più. Il telefono è caduto in acqua insieme al libro delle preghiere”. Parole shock che peserebbero come macigni, come una conferma: una firma sull’omicidio di Guerrina Piscaglia.

Respiro di sollievo per il pizzaiolo etiope «E’ come aver vinto una guerra»: così esordisce Dawit Tades, il pizzaiolo etiope di Badia Tebalda che era in contatto con Guerrina e la sua famiglia nel periodo della scomparsa della casalinga. Era finito nell’occhio del ciclone per le 25 telefonate intercorse il 30 aprile 2014, giorno prima della scomparsa, tra il suo cellulare e quello del figlio di Guerrina. L’avvocato Fanfani ipotizzava che lo usasse la mamma e che i rapporti tra Guerrina e l’etiope fossero una pista importante, ancora inesplorata dagli inquirenti. Il Riesame e la Procura però sarebbero convinti che Gratien sia l’unico responsabile della scomparsa e dell’omicidio di Guerrina. Credono infatti alla versione data dal pizzaiolo Dawit Tades secondo cui fosse Lorenzo – e non Guerrina – a chiamarlo e a cantare per lui al telefono.

Possibile ricorso in Cassazione Per il momento Gratien Alabi resterà in silenzio, questa è l’unica certezza che abbiamo nell’immediato. Resta da capire se la difesa si giocherà l’ultima carta a sua disposizione, cioè il ricorso alla Cassazione. In questo caso le indagini proseguirebbero per mesi e forse anni, visto anche i tempi lunghissimi che impiega la suprema corte per pronunciarsi. Se dalle indagini non emergessero nuovi indizi si potrebbe arrivare all’avviso di chiusura delle indagini e alla richiesta di rinvio a giudizio. Se Gratien però si decidesse a parlare, per confessare o accusare altri, è ipotizzabile che la difesa scelga il rito abbreviato per ottenere l’eventuale sconto di pena. Nuovo appuntamento al 27 maggio per l’incidente probatorio con la prostituta Cristina che sarebbe stata minacciata da Gratien: «Guerrina non c’è più….attenta che ti metto in lista».