La gatta frettolosa fece i gattini ciechi. Ma perchè tutta questa furia dell’opposizione di costituire il cartellone unico per confinare il Pd nel limbo? Tutto questo agitarsi estivo è finito con una rottura definitiva tra colui che ha reso contendibile il Comune, Eugenio Neri, e i partiti di opposizione Lega e Fratelli d’Italia, che va anche oltre questi confini. Rottura etica, di spessore morale come vedremo, quella di Neri, ma che ha indubbi risvolti politici.
 TancrediLa certezza che si voterà nel 2016 e non nel 2018, sbandierata dai soliti bene informati dell’opposizione, alla luce delle notizie che ritengono di avere sull’imminente rinvio a giudizio di Valentini per i fatti di Monteriggioni, è sfociata in un tourbillon raffazzonato di mosse e contromosse, di valzer e rumbe incomprensibili, volte ad un un unico obiettivo: ottenere ora, ai primi di settembre 2015, una primogenitura sul fronte di una parte dell’opposizione. A prescindere, ovviamente da idee e programmi alternativi a quelli del Pd, che sarebbero potuti arrivare solo dopo un lavoro lungo, silenzioso, concreto, lontano dalla ribalta. Invece una parte dell’opposizione ha cercato solo i fari della ribalta. Ed è rimasta al buio, mostrando ancora una volta una complessiva inaffidabilità che fa tanto bene al Pd e, in più, l’impossibilità di distaccarsi da un clima continuo di campagna elettorale, che non fa per niente bene alla città.
Dopo le liti faisbucchiane di inizio agosto tra Neri e il segretario della Lega Galligani, Neri a fine mese rilancia e dice: “partiamo dai consiglieri comunali di opposizione per avviare insieme un percorso programmatico”. E ottiene disponibilità svariate. Ma la Lega, il giorno dopo convoca una riunione di tutte le forze d’opposizione. Ovviamente non vanno Sinistra per Siena, Movimento Cinque Stelle, Cittadini di Siena, Pietra Serena, che da tempo hanno avviato un loro Laboratorio Civico. Non va Neri e non manda nessuno dei suoi. Rispondono alla chiamata della Lega, invece, ovviamente Fratelli d’Italia, Forza Italia, Ncd, Psi, le liste civiche Nero su Bianco, Impegno per Siena, Moderati di Centrodestra. Cioè tutto il fronte variegato – mancano solo gli ex cenniani – che aveva sostenuto Eugenio Neri nel 2013.
Neri, che ricerca un fronte unico civico svincolato dalla presenza di partiti, non ci sta. E scrive su Facebook le parole della rottura definitiva con Lega-Fratelli d’Italia, ma accusa anche tutti quelli che alla riunione sono andati, cioè il bacino del suo cartello di due anni fa: “Sono profondamente irritato che tutto il rilancio civico di opposizione si risolva in una delega alla Lega nel dettare il tempo delle danze. Io non ci sto. Questo può aprire una nuova fase politica personale – aggiunge Neri – d’altra parte da pessimo cattolico ed ancor peggiore cittadino non posso far finta di niente sulle posizioni razziste e xenofobe della lega espresse a livello nazionale. Andare al tavolo leghista è stato un doppio orrore: 1) dare spocchio alla lega che ora sembra titolata a gestire l’unica iniziativa di opposizione; 2) averla fatta diventare l’unica iniziativa quando invece poteva partire dal consiglio e dai consiglieri”.
Poco dopo, appare su Fb l’apprezzamento del sindaco Bruno Valentini, seguito a ruota da quello del vicesindaco Fulvio Mancuso, per la frattura con la Lega: “Questa dichiarazione fa onore ad Eugenio Neri – scrive Valentini – e nel dirlo non faccio alcun calcolo elettorale come credo anche tu non ne abbia fatti. Ci sono principi etici non negoziabili e quanto sta accadendo nel nostro Paese ed in Europa sul tema dell’immigrazione di massa e delle sue tragedie impone una linea di demarcazione netta fra umanità ed egoismo, pur consapevoli delle responsabilità e dei limiti dell’azione dei Governi, italiano compreso. Fra me e te – conclude Valentini – credo rimangano tutte le differenze e le diffidenze che ci separano ma rinnovo la mia stima per il gesto, abbastanza raro in questa politica dell ‘ opportunismo e della convenienza”.
Insomma, alla ricerca dell’araba fenice del fronte unico dell’opposizione, le minoranze non hanno considerato che le differenze politiche possono essere superate solo sui programmi, su patti, sulle cose e non mettendosi tutti la stessa magliettina. Perchè la diversità delle opposizioni, che può perfino essere opportunità perchè varia l’offerta politica, non può essere superata da operazioni di maquillage, poco serie e poco redditizie elettoralmente. Solo costruendo solide basi di convergenza programmatica, liste di opposizioni di diversa ispirazione e rappresentanza potrebbero convergere – in qualsiasi momento si voti – nella sfida finale di un altro probabilissimo ballottaggio con il Pd.
Intanto il Partito Democratico, nel giorno in cui nell’opposizione si rompe, prova a fare politica. Certo, con le sue modalità classiche, senza slanci nè abiure del passato. Con la pacatezza che è stile del segretario Alessandro Masi, nel giorno della presentazione della prima piattaforma programmatica, il partito della città prova a tenere lontane le turbolenze di Scaramelli, dedicando indirettamente al consigliere regionale solo una battuta del suo collega Simone Bezzini, che viene subito significativamente rilanciata dal sindaco Bruno Valentini su Fb, seguita a ruota dal commento di Fulvio Mancuso: “”la vera novità della relazione di Alessandro Masi é l’assenza delle polemiche e degli attacchi personali che hanno caratterizzato il dibattito politico di questa città negli ultimi tempi. Cose da fare, contenuti, indicazioni. Una lezione di stile ma anche di innovazione e concretezza”. E Valentini aggiunge: “Lasciamo agli altri, la pochezza dell’aggressività verbale e della litigiosita’per mire di potere personale o di gruppi ristretti”. Stilettate non da poco, nel giorno in cui le protagoniste dovevano essere solo le idee del Pd senese, con il battesimo del segretario regionale Dario Parrini, il messaggio di Rossi e la prima presenza in veste politica della vicepresidente della Regione Monica Barni.
Comunque Masi si sforza di valorizzare il senso delle otto riunioni che hanno animato il dibattito interno della Conferenza Programmatica. E si sforza di puntare il timone sul futuro. Del resto, unica chance visto che il passato è segnato dalle responsabilità del Pd nella tragedia di Siena e quanto al presente, abbondano le sottolineature – giunte spesso proprio dal Pd –  sulla necessità di governare con ben altro passo.
Dunque il documento che conclude la conferenza programmatica fissa dei titoli, anche interessanti, a cui manca ovviamente lo svolgimento: “programmazione, progettazione e investimenti in opere, manutenzione e cura per accrescere la qualità della Città, per renderla ancora più accogliente, luogo di benessere e salute, capace di innovarsi, centro della Toscana, Città per i giovani e luogo della qualità della vita: è questa l’idea di Città che emerge dalla prima sintesi della Conferenza programmatica del PD cittadino, la Città che “vogliamo e che possiamo realizzare”. Interessanti le leve delle “reti” e dell’economia della qualità, che vennero portate anche al tavolo dell’innovazione istituito da Simone Bezzini nel 2009 quando poi venne eletto presidente della Provincia.
Ma il Pd che dice di volersi confrontare sui temi programmatici con la città e con le forze della maggioranza – che ha perso intanto i due consiglieri comunali Trapassi e Sabatini, pronti a varare il gruppo consiliare monaciano” – come si confronterà al proprio interno? Con quale affidabilità, visto il livello dello scontro intestino, che sarà ulteriormente alimentato anche dalle accelerazioni congressuali volute dal Presidente della Regione Enrico Rossi? Non sarà che dietro la foglia di fico delle idee, nel Pd andrà in scena la solita rappresentazione dei muscoli dei vari “capitani”, da concludersi in prossimità dell’agone elettorale, con il solito patto, alla maniera di quello che siglarono Monaci e Ceccuzzi nel 2007 per puntellare il secondo mandato di Cenni?
Insomma, il Pd e l’opposizione senese, in questo momento, stando ai fatti e alle pubbliche controversie, sembrano più che altro guardarsi allo specchio delle reciproche belligeranze.
Stefano Scaramelli ha lanciato i suo strali contro Guicciardini e Dallai, ma anche contro Valentini, “che non può essere il futuro”, ha detto. Scaramelli, per mettere a frutto le migliaia di preferenze ottenute alle regionali – ma Bezzini in città gli è arrivato vicino –  è pronto a lanciare una propria associazione che ricalchi le tipologie “leopoldine” e che raccolga adesioni interne ed esterne al Pd, renziane e non renziane. E’ qualcosa che ricorda tanto la prima Siena Cambia, quella “barricadera” di Valentini-Mancuso, impegnati allora a sconfiggere il ceccuzziano Mugnaioli alle primarie. I corsi e ricorsi del Pd e dintorni  ci riportano all’atmosfera del Gattoppardo e alla frase che rappresenta la summa del gattopardismo: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Giova precisare che a pronunciarla è il giovane nipote Tancredi, e non il Principe di Salina.