Il “caro-gasolio”, alimentato dal prezzo record del petrolio (ormai vicino ai 100 dollari al barile) sta mettendo in gravissima difficoltà l’agricoltura toscana. Lo denuncia la Cia Toscana, preoccupata per la situazione in cui versano le aziende agricole della regione, gravate appesantite da oneri sempre più gravosi, rischiando un drammatico tracollo. Il carburante, soprattutto dopo l’abolizione, nel novembre 2009, dell’“accisa zero”, ha subito una vera e propria impennata (più 25 per cento in poco meno di sei mesi).
Intervento urgente – “Non solo. A rendere più difficile lo scenario per il nostro mondo agricolo – sottolinea Giordano Pascucci, presidente Cia Toscana – gli alti costi produttivi, contributivi e burocratici. Un profondo stato di incertezza e di forte preoccupazione tra i produttori, specialmente quelli serricoli, che vivono una fase molto critica. Chiediamo al Governo un provvedimento urgente affinché venga ripristinata l’agevolazione sul gasolio e la sua estensione a tutte le operazioni agricole”. La Cia Toscana rinnova la sua richiesta affinché vengano prese misure realmente incisive, riguardo all’“accisa zero” per il gasolio a partire dalle colture di serra. Un’agevolazione, del resto, come quella per i benzinai inserita nel decreto “Milleproroghe”: “Attendiamo delle risposte concrete dal Governo – prosegue Pascucci –, servono soluzioni strutturali e pluriennali, nonché la messa in campo di strumenti e regole per la gestione dei mercati”.
I numeri – Gli aumenti del prezzo del gasolio sono consistenti (media regionale di +21%): + 17% per quanto riguarda il mercato di Pistoia (fonte Camera di Commercio Pt) per il gasolio da trazione e +25% per le serre, fra dicembre 2006 e dicembre 2010; mentre a Lucca stessa situazione con + 21% secondo i dati della Camera di Commercio di Lucca, sempre nello stesso periodo 2006-2010. In questi quattro anni – fa notare la Cia regionale – l’incremento progressivo dei prezzi del gasolio è stato continuo, praticamente senza fasi significative di flessione.
La vicenda – “Il picco si è avuto nel 2008 – commenta Alessandro Del Carlo, Cia Toscana – e le riduzioni che si sono verificate successivamente sono sostanzialmente dovute alla crisi economica mondiale, al rallentamento delle economie di molti grandi paesi e alla minore richiesta di petrolio sui mercati mondiali. Paradossalmente se dovesse esserci una ripresa economia, il prezzo del petrolio salirà di nuovo e immediatamente i costi energetici delle aziende subirebbero una impennata insostenibile”. La percentuale di crescita dei costi – come evidenziato dai prezzi – è stata notevole; ma il “punto di rottura” è arrivato a fine anno del 2009 con la cancellazione dell’agevolazione sull’accise, per cui il gasolio per il riscaldamento delle serre è salito al livello di quello per autotrazione e sono saltati tutti i parametri che permettevano alle imprese floricole di sostenere una qualche competitività sui mercati. “L’effetto aumento dei costi energetici – conferma Del Carlo – ha riguardato però tutte le aziende agricole di tutti i settori. Le operazioni agricole che prevedono l’uso di macchine devono fare i conti con l’aumento del costo del gasolio, lavorazione dei terreni, riscaldamento delle stalle, attrezzature per la trasformazione dei prodotti, e più in generale la bolletta energetica delle aziende ha subito e subisce un costante incremento”.
Firenze