L’inizio dell’anno anzichè portare prospettive nuove ripropone problemi vecchi. In questo caso continuano a tenere banco le fusioni tra i Comuni. Ieri una nota di Anci Toscana, l’associazione che rappresenta le autonomie locali, comunicava che i Comuni nell’anno che va a cominciare sono scesi in Toscana a 274 (in un primo invio era stato erroneamente scritto 247, quasi a sottolineare un sottile desiderio freudiano di fusione), in seguito alla istituzione a partire dal 2018 dei comuni di Rio (Li, Isola d’Elba) e di Laterina Pergine Valdarno (Ar). E che dal 2014 sono stati 13 i casi in cui la popolazione consultata ha espresso in maggioranza un voto favorevole alle fusioni.
Magari, nella nota Anci poteva anche ricordare in quanti casi, invece, la popolazione consultata ha votato contro le fusioni. Avrebbe potuto ricordare i No al referendum di Bibbiena, Chiusi della Verna e Ortignano Raggiolo nel Casentino e i No di Fosciandora, Pieve Fosciana e San Romano in Garfagnana dell’ottobre scorso. Oppure i sonori No di Subbiano e Capolona del maggio. Solo per ricordare i referendum del 2017.
Dal 2014, in ogni caso, si sono costituiti i Comuni di Casciana Terme Lari, Castelfranco Piandiscò, Crespina Lorenzana, Fabbriche di Vergemoli, Figline e Incisa Valdarno, Pratovecchio Stia, Scarperia e San Piero, Sillano Giuncugnano, Abetone Cutigliano, Montalcino (fuso con San Giovanni d’Asso e unico a non avere aggiunto al proprio il nome del comune soppresso), San Marcello Piteglio, e appunto nel 2017, Laterina Pergine Valdarno, Rio Marina.
A questo punto, per completezza di informazione ai cittadini toscani piacerebbe anche conoscere il livello di risparmi ottenuto dalle fusioni realizzate, i nuovi investimenti e magari capire se la qualità dei servizi realizzati dai Comuni fusi è stata realmente percepita dai cittadini. Insomma qual è la customer satisfaction, come direbbereo gli esperti mercatisti, rispetto a questa furia fusionista in atto nella nostra regione? Questa sì che sarebbe un’operazione verità che Anci potrebbe fare anche per convincere quelle popolazioni che nel 2018 saranno interessate proprio da un dibattito intorno alla soppressione del proprio Comune. Come le popolazioni di Torrita di Siena e Montepulciano, ad esempio, da mesi in trincea per dire No alla fusione dei rispettivi comuni. Proprio oggi una nota del Comitato conferma, infatti, che l’anno nuovo inizia esattamente dove era terminato il vecchio.
«Quando si andava a scuola – inizia sarcastica la nota del Comitato contro la fusione -, e si falsificava la firma del babbo per giustificare l’assenza, era molta la soddisfazione se questa riusciva bene. Di contro non pensiamo che siano soddisfatte le Amministrazioni Comunali di Montepulciano e di Torrita di Siena della riuscita dei processi partecipativi e conoscitivi riguardanti la Fusione, organizzati con soldi nostri, per conto dei Comuni, dalla società privata Eubios. La giustificazione di aver effettuato un percorso di partecipazione dei cittadini al processo di fusione c’è solo sulla carta».
«La brochure sarà inviata alla regione Toscana, a cui chiediamo di approfondire e scoprire l’inganno, perché è suo compito controllare che i soldi pubblici vengano spesi a garanzia dell’effettiva partecipazione della cittadinanza. Se non lo farà, pagherà su una giustificazione falsa».
La nota del Comitato infatti contesta che vi siano stati degli incontri come risultatanti invece dalla relazione inviata alla Regione per rendicontazione. «Rileggendo il programma di incontri che avevano lo scopo “fondamentale che ogni cittadino giunga al voto disponendo di tutte le informazioni possibili e avendo chiarito ogni eventuale dubbio”, così è scritto, dobbiamo registrare che 2 su 5 non sono avvenuti (20.10.17 mercato settimanale Torrita e 16.12.17 Montepulciano ex Macelli ) e che gli altri hanno avuto una partecipazione che, se si escludono gli addetti ai lavori, non ha mai superato le 10 presenze (tot. circa 30 su circa 21.500 cittadini). Ci domandiamo a questo punto che senso ha il sondaggio previsto per il mese di gennaio, un sondaggio nel quale verrà chiesto di “esprimere un parere sulle proposte scaturite dai laboratori di discussione”. Questi laboratori non sono mai stati realmente creati, non c’è stato mai un dibattito vero, i cittadini non sono stati coinvolti».
«Se c’è comunque una cosa evidente da sottolineare alla fine di questo percorso è proprio la mancata partecipazione dei cittadini che costituiva l’obiettivo principale. Quando non si partecipa a eventi importanti come al dibattito sulla fusione del proprio Comune con un altro, e quindi la sua soppressione, questo vuol dire che non si è interessati, che non si ritiene la fusione “un’opportunità” e che la decisione di “votare No al referendum” è già stata presa. I cittadini di Torrita di Siena e Montepulciano hanno già le idee chiare e non ci stanno. Il percorso partecipativo è una giustificativo ingannevole, gestito in modo maldestro. Non si affronta così un tema delicato come la fusione tra due comunità che hanno le proprie radici nei secoli».
«Il processo di fusione, come da sempre sosteniamo, è calato dall’alto e il consenso si cerca di trovarlo percorrendo altre strade, facendo leva sul potere politico e amministrativo, ed evitando il confronto vero e franco con i cittadini».