Prima sono stati i sindaci a dire no alla proposta di legge del Pd per la fusione obbligatoria dei comuni sotto i 5mila abitanti. Adesso tocca ai cittadini. Dopo il documento firmato dai tredici sindaci del senese e portati all’attenzione dei rispettivi consigli comunali, a prendere le “difese” dei piccoli comuni a rischio contro la “fusione forzata” questa volta sono direttamente i cittadini. Sul portale Change.org infatti, è stata promossa una petizione “No alle fusioni obbligatorie dei comuni” indirizzata a Governo, Parlamento e regioni perché «se i piccoli comuni sono in difficoltà dobbiamo aiutarli a vivere, non a morire».
Attacco utonomie locali Una raccolta di firme che in pochi giorni ha già raggiunto 295 sostenitori sui 500 necessari perché possa essere trasmessa. «Purtroppo – si legge nel documento di presentazione della raccolta – il modo in cui oggi molta parte della classe politica italiana affronta il tema delle fusioni dei comuni, proponendone in alcuni casi l’obbligatorietà per legge, in altri promuovendo processi che ne sanciscono l’obbligatorietà di fatto, segna un insostenibile attacco alle autonomie locali ed all’esistenza stessa dei piccoli comuni». «Le fusioni tra comuni, invece, – prosegue la petizione – devono essere portate avanti solo dove esista una chiara, inequivocabile ed esplicita volontà, espressa direttamente dalle singole popolazioni interessate, conseguente a situazioni di reale marginalità abitativa e ad una riconosciuta perdita di coesione sociale e del senso di comunità».
La voce dei firmatari E i cittadini, di tutta Italia, non hanno mancato di far sentire la propria voce. «Firmo perché i risparmi si devono ottenere su altre spese. Scrive Andrea – Qui si allontana la democrazia dai cittadini». «Firmo perché sostengo il decentramento amministrativo e la rappresentanza dei territori, perché il Comune è l’istituzione più vicina ai cittadini – aggiunge Isabella – Firmo perché amo il mio piccolo paese, Montegabbione, che due anni fa volevano cancellare con la sua storia millenaria. Firmo per incoraggiare e sostenere chi si sta battendo contro le fusioni». Tra i sostenitori della petizione non mancano amministratori come il sindaco di Giuggianello (Lecce) «sono il sindaco di un piccolo paesino e sono impegnato anch’io in questa battaglia» o chi la battaglia potrebbe già averla persa come Giorgio Fabbri «Capogruppo di opposizione del primo comune fuso per forza anche se al referendum ha detto no. Abetone cancellato dalla carta geografica».