Un manifesto in difesa dei piccoli comuni italiani per «aiutarli a vivere, non a morire». E’ quello firmato da tredici sindaci della provincia di Siena e che sarà portato in approvazione in tutti i consigli comunali entro il mese di febbraio. «Il modo in cui oggi molta parte della classe politica italiana affronta il tema delle fusioni dei comuni – si legge nel documento – proponendone in alcuni casi l’obbligatorietà per legge, in altri promuovendo processi che ne sanciscono l’obbligatorietà di fatto, segna un insostenibile attacco alle autonomie locali ed all’esistenza stessa dei piccoli comuni». Secondo quanto si apprende i sindaci, che vanno da Pd e alle liste civiche, starebbero inoltre valutando l’ipotesi di uscire dall’Anci «per la posizione antidemocratica assunta sulle Unioni di Comuni e dei Comuni che scelgono la strada della fusione». Il riferimento alle dichiarazioni di oggi di Pier Luigi Mottinelli, presidente della commissione montagna Anci secondo cui «sono necessarie tutte le azioni utili a realizzare al meglio il processo di riforma voluto dalla legge Delrio e con la riforma costituzionale. In questo contesto diventa decisivo il ruolo dei sindaci, che, attraverso scelte efficaci, potranno garantire migliori e maggiori servizi ai cittadini. Scegliere, in particolare, la strada dell’Unione o della fusione significa maggiore stabilità e democrazia ‘dal basso’, fondamentale per il futuro e lo sviluppo del proprio paese»; ma anche a quelle di ieri di Anci Toscana secondo cui «sono indispensabili forme di aggregazione tra Comuni per “fare più cose insieme». I primi sindaci ad aver già approvato il manifesto, anche nei rispettivi consigli comunali, sono stati Luciana Bartaletti a Chiusdino e Andrea Marchetti a Chianciano Terme. Nelle prossime settimane dovrebbero farlo Piero Pii a Casole d’Elsa, Claudio Galletti a Castiglione d’Orcia, Eva Barbanera a Cetona, Raffaella Senesi a Monteriggioni, Luigi Vagaggini a Piancastagnaio, Fabrizio Fè a Pienza, Francesco Fabbrizzi a Radicofani, Emiliano Bravi a Radicondoli, Paolo Morelli a San Casciano dei Bagni, Giacomo Bassi a San Gimignano e Roberto Machetti a Trequanda.
Approccio contabile «Un attacco – motivano la loro scelta i primi cittadini nel manifesto – condotto sulla base di un approccio contabile-amministrativo che, non solo non tiene conto di altre dimensioni, ma soprattutto non si fonda su alcuna evidenza oggettiva di dati economici e finanziari. In una fase storica come quella che stiamo vivendo, caratterizzata dal progressivo allontanamento dai cittadini dai luoghi decisionali, dall’irruzione dei poteri economico-finanziari nei processi di governo, dal diffondersi di sentimenti diffusi di antipolitica che alimentano i populismi, è necessario un rafforzamento del ruolo dei comuni, cioè – concludono – l’esatto contrario del loro smantellamento».