Dal primo gennaio 2018 l’istituzione del Comune unico di Laterina Pergine Valdarno – per fusione dei comuni di Laterina e di Pergine Valdarno – sarà una realtà. Lo ha deciso il Consiglio regionale della Toscana, approvando a maggioranza (27 voti a favore, 4 astenuti) la relativa proposta di legge, visti i risultati del referendum del 29 e 30 ottobre scorsi.

La vittoria dei sì Come ricordato in aula dal presidente della commissione Affari istituzionali, Giacomo Bugliani (Pd): il totale delle risposte affermative – nella consultazione referendaria – è stato di 1678, contro 1445 negative. Nel comune di Laterina i sì sono stati 871 ed i no 657; nel comune di Pergine Valdarno i sì 807 ed i no 788. In sede di dibattito Gabriele Bianchi (Movimento 5 stelle) ha chiesto il rinvio dell’atto in considerazione di un ricorso al consiglio di stato sull’esito del referendum. «Abbiamo sempre detto sì alle fusioni volute dai cittadini e svolte con un percorso corretto», ha precisato lo stesso Bianchi. D’accordo nel rinviare la proposta anche Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra): «Il caso è controverso. Un gruppo consistente di cittadini, che pare anche in crescita, lamenta una fase partecipativa non rispettosa della legge». «Se ci sono dei dubbi, sono dubbi sulla democrazia. Di certo c’è che ci sono state 3123 persone che si sono recate a votare e 1678 hanno detto sì», ha sottolineato Massimo Baldi (Pd), annunciando una «convinta» espressione favorevole. Manuel Vescovi e Marco Casucci, entrambi della Lega, hanno dichiarato voto favorevole per la scelta fatta sin dall’inizio, «ascoltare la volontà dei cittadini». Casucci, che inizialmente aveva chiesto il rinvio, ha però chiesto anche di «rimettere mano alla normativa». Nel frattempo, ha auspicato «calma e prudenza per non veder scomparire un ente locale per soli 19 voti», com’è accaduto nel caso di Pergine. Voto favorevole è stato annunciato da Monica Pecori (Gruppo misto-Tpt). «La legge deve essere rispettata da tutti. Continuiamo così, fin tanto che non avremo la forza per cambiarla», ha spiegato. Il presidente della commissione Affari istituzionali ha dichiarato che un’assemblea legislativa «non deve arrestarsi di fronte ad un’azione giudiziale. A mio avviso, non ci sono contestazioni da muovere». Un voto di astensione è stato invece annunciato da Serena Spinelli (Art.1-Mdp) che ha invitato ad una riflessione: «Se non siamo in grado di spiegare come passare da un assetto all’altro, facciamo male il nostro lavoro», ha spiegato, dicendosi preoccupata della raccolta di circa mille firme contro la fusione, a fronte di poco più di un migliaio di persone che hanno votato per il sì. «Dobbiamo analizzare i fatti e non i ripensamenti», ha sottolineato la vicepresidente del Consiglio Lucia De Robertis. «Il percorso è stato svolto correttamente. Non assecondiamo chi sposta la palla perché non accetta il voto delle urne».

Riflessione normativa Sulla necessità di avviare una «riflessione profonda sulla normativa» e magari anche sulla possibilità di poter ridiscutere le fusioni già fatte, si è dichiarato convinto anche Stefano Mugnai (Forza Italia). «Le regole del gioco vanno ripensate», ha detto chiarendo quella che dovrebbe essere la prima condizione: «No alle fusioni se non c’è il voto favorevole di tutte le comunità interessate». Nel corso del dibattito è intervenuto anche il presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani, che ha ricordato come il confronto sul territorio ci sia stato e il percorso partecipativo sia iniziato con una mozione nel maggio del 2015, cui sono seguite riunioni preparatorie e incontri. «Sono stato a Pergine nel corso del mio tour istituzionale e in quell’occasione era in corso un’assemblea».