L'assemblea dei soci a Chiusi

CHIUSI – La fusione tra Banca Valdichiana Credito Cooperativo di Chiusi e Montepulciano con Banca Tema – Terre Etrusche e di Maremma Credito Cooperativo è in dirittura di arrivo. Il 7 giugno è convocata l’assemblea straordinaria e ordinaria dei soci chiamati ad esprimersi a riguardo. Non si tratta di un fulmine a ciel sereno, di questo progetto si parlava già nell’autunno 2019.

A gennaio del 2020 si consumò lo scontro tra la Banca Valdichiana e il comune di Chiusi, con il sindaco Juri Bettollini a suo tempo convinto che la fusione avrebbe “snaturato un progetto di territorio rispondendo così solo a logiche aggregative e di sistema”. Anche il sindaco di Montepulciano Michele Angiolini si espresse in favore di una soluzione con carattere di contiguità territoriale.

La fusione in atto per Valdichiana è obbligata dal segno rosso del parametro early warning system, dato che misura il grado di patrimonializzazione minimo previsto dal patto di coesione con il gruppo Iccrea, che di conseguenza ha richiesto una nuova fusione dopo quella tra il Credito Cooperativo di Montepulciano e il Credito Cooperativo di Chiusi nel 2016.

Banca Valdichiana verso la fusione. Il 7 giugno i soci voteranno il progetto con Banca Tema

La notizia dell’imminente assemblea ha, tuttavia, dato luogo a dei mal di pancia tra i soci, soprattutto di Montepulciano, i quali con la precedente fusione videro scipparsi la sede amministrativa e sfumare la leadership organizzativa del nuovo istituto nato dalla fusione.
“Come socio sono abbastanza preoccupato – dice un signore di Montepulciano che ha delle quote investite in Banca Valdichiana – quando c’è una fusione, chi ne paga i costi sono i correntisti-soci. Non conosco le ragioni alla base dell’operazione. Addirittura non sapevo che si votasse entro il 7 giugno. Non ho ricevuto nessuna comunicazione dalla banca. La cosa mi lascia ancora più sconcertato”. Per i correntisti di Chiusi la comunicazione invece è stata adeguata: “Addirittura in ogni sportello è stato affisso un manifesto riportante la notizia”, ha spiegato un’anziana signora di Sarteano, che difende l’operazione, sostenendo che la precedente fusione era corredata dalle stesse preoccupazioni di oggi, che alla fine non si sono rilevate. E tra i soci c’è anche chi sostiene che: “Non vi è altra soluzione che procedere alle aggregazioni, perché è quello che vuole Banca d’Italia e BCE e questo, tutto sommato, ha anche una logica territoriale”.

Il timore più diffuso in Valdichiana è che questa operazione, dal sapore di incorporazione più che di fusione, perché Banca Tema è più grande, ha un territorio di riferimento più esteso come la Maremma, ha sede a Grosseto città capoluogo di provincia, possa avere quale conseguenza un allontanamento dalle istanze imprenditoriali e dai bisogni finanziari del territorio del sud senese. A tinteggiare di fosco il quadro delle prospettive economiche c’è anche l’incertezza che ruota attorno al futuro di Monte dei Paschi. Il denaro è una risorsa per le imprese, dinamicità nel reperire credito e tempi di erogazione possono essere cruciali per la sopravvivenza di realtà economiche locali chiamate, anche per effetto della pandemia, ad affrontare la crisi economica.

Sulla necessità che la nuova banca mantenga un forte legame con il territorio della Valdichiana si è espressa anche la politica locale, seppur non mancano accenni critici alle vicende che hanno portato al 7 giugno 2021.
Beniamino Barbi è stato direttore generale di Banca Valdichiana, attualmente è assessore al bilancio del comune di Montepulciano e ricorda che: “L’attuale Banca Valdichiana è stata costretta alla fusione a seguito delle forti perdite su crediti che si sono verificate dopo la fusione tra le Bcc Montepulciano e di Chiusi. Questo ha causato una importante erosione del patrimonio costringendo la capogruppo Iccrea ad immettere consistenti risorse per dotare la banca del patrimonio indispensabile per poter proseguire nella propria attività, come risulta dai bilanci in forte perdita degli anni 2016/2020. L’augurio sincero e credo che il nuovo CDA insieme al nuovo direttore generale saranno in grado di riportare nella banca che nasce quelle competenze che sono indispensabili per una sana e prudente gestione, principi indispensabili per dare futuro alla banca che nasce. In questo periodo va di moda dire che le banche di piccole dimensioni comprese le Bcc non riescono a stare sul mercato, questo forse perché le nuove normative fanno emergere delle criticità di bilancio, organizzative e di governance. Inoltre le nuove tecnologie e la politica monetaria mondiale negli ultimi 10 anni hanno totalmente rovesciato l’attività del sistema bancario. Ma non possiamo negare l’importanza delle banche locali – Bcc – quelle veramente vicine ai propri territori, che hanno sostenuto la nascita e la crescita delle tante piccole attività che sono e saranno la parte più importante del paese sia dal punto di vista sociale che economico. La banca cresce – bene – ma comunque in qualche modo si allontana dal territorio”.

“C’è da prendere atto della globalizzazione, considerando che probabilmente non sarà neanche l’ultima fusione – spiegano Simona Cardaioli e Alberto Millacci, segretario dell’Unione comunale di Chiusi e dell’Unione Valdichiana del Partito democratico – È importante che vengano garantite vicinanza con il territorio, mantenimento delle filiali, tutela dei dipendenti e delle sedi soprattutto nei centri storici per evitarne lo svuotamento. Inoltre, nonostante le norme europee siano sempre più stringenti, la banca non può perdere quel ruolo di sostegno alle aziende e alle famiglie, motivo per cui erano nate le Bcc, ruolo che hanno sempre svolto sul territorio”.

Per il presidente dell’Unione dei comuni della Valdichiana Giacomo Grazi “Queste fusioni oltre che utili sono dovute, perché o ti fondi e cresci oppure sei destinato a chiudere. Questa è l’ulteriore dimostrazione che solo crescendo di numero si possono garantire più servizi, in questo caso ai correntisti e ai soci di queste banche che devono avere parametri di giro economico, che solo determinate strutturazioni oggi possono garantire. E’ un po’ la vecchia storia che c’era alla base del referendum per la fusione tra le amministrazioni comunali di Torrita di Siena e Montepulciano. Fra qualche anno saremo costretti a fonderci d’ufficio per garantire i servizi. Di conseguenza è meglio come ha fatto la banca che in maniera intelligente ha scelto di fondersi e con chi fondersi”.

“Finché una banca rimane vicina ai soci, al territorio, alle famiglie e alle imprese non abbiamo nulla da ridire. Si mantenga livelli occupazionali e sedi. Di saccheggi bancari ne abbiamo avuti fin troppi in questo territorio” ha aggiunto il commissario provinciale di Siena della Lega Guglielmo Picchi.

Per il coordinatore provinciale di Siena di Fratelli d’Italia Francesco Michelotti “Le fusioni che stanno avvenendo sono volute dall’Unione europea, sono tendenze che non possiamo certo impedire o limitare. Riguardo a questa fusione diciamo che vogliamo che venga mantenuto il credito alle imprese. Esprimiamo perciò un non gradimento a quello che sta avvenendo, auspicando che quanto meno, se proprio la fusione deve avvenire perché ineluttabile, venga mantenuto un collegamento con il territorio. Ciò deve avvenire garantendo che restino al loro posto i profili e le esperienze delle professionalità e degli operatori che maggiormente sono stati a contatto con la realtà territoriale, al fine di mantenere il livello di ricchezza accumulato attraverso l’azione dei piccoli istituti di credito”.

“Per esperienza diretta so che operazioni del genere, soprattutto nel settore bancario hanno sempre un vincitore e un vinto, mai un ex equo, come invece, anche in questo caso, asseriscono le dichiarazioni ufficiali. Posso solo dire che più cresce la dimensione e maggiore è la distanza che si crea con il territorio originario di rifermento” aggiunge Romano Romanini figura di riferimento del civismo chiusino.

Il processo di fusione preoccupa anche una parte dei dipendenti della Banca Valdichiana: “C’è preoccupazione per le voci che parlano di riduzione di personale e spostamenti in sedi molto distanti – conclude un dipendente – e perdita delle opportunità sociali e politiche che le banche cooperative hanno sempre dimostrato negli anni passati. I valori per i quali erano fondanti. L’accentramento in grossi gruppi che è avvenuto ed avverrà, porterà sempre più a una privazione e perdita di potere dei piccoli centri dei territori interni”.