La notizia «Potete riportare le mattonelle per favore?». E’ il commovente appello dei bimbi della sezione ‘scoiattoli’ della scuola dell’infanzia di San Vito di Incisa (Firenze) ai ladri che la scorsa estate, hanno portato via la pavimentazione anti trauma dall’area giochi a loro dedicata. «Cari ladri, perché l’avete fatto?» – prosegue la lettera. Il furto è costato al Comune 2.600 euro, considerando che è stato necessario sia l’intervento di una ditta specializzata esterna sia la chiusura del giardino per circa 40 giorni (con la conseguenza che, una volta tornati tra i banchi, i bambini non hanno potuto usufruire dell’area per circa un mese).
Il commento dei ragazzi Samanta: «Hanno fatto male i ladri a rubare le mattonelle, ma proprio male. Non si dovevano permettere di rubare ai bambini».
Franco: «Ma non se ne rendono conto del danno che hanno provocato? Le maestre hanno cercato di farli ragionare i bambini e hanno fatto bene».
Lucia: «Io dico invece che i bambini, proprio perché sono bambini, tendono a non vedere il lato brutto delle cose; e in più queste maestre per conto mio sono state bravissime perché hanno guidato i bambini verso il perdono. Hanno usato questo fatto per far crescere soprattutto loro».
Silvia I.: «Io gli farei anche scontare una pena a questi ladri, ma mi chiedo soprattutto dove giocano ora i bambini. All’inizio i ladri neanche li perdonerei ma poi li porterei a riflettere su quello che hanno fatto. Io per esempio ho il parquet a casa mia, se me lo rubassero i ladri mi girerebbero parecchio le scatole anche a me. Lì per lì non perdonerei, poi sì. Io sto dicendo che all’inizio le maestre e i bambini si saranno un po’ rotti le scatole d’aver subito il furto, poi li hanno fatti riflettere i piccoli e così, con la lettera, hanno parlato anche con altra gente».
Samanta: «Ma poi queste maestre gli hanno proposto una riflessione anche a loro. Hanno fatto come si fa sempre noi, qua, al L.I.N.A.R.».
Silvia I.: «Quelle mattonelle erano anti trauma, il Comune le ha rimesse perché aveva i soldi, altrimenti non le poteva rimettere. Mi viene da pensare che i danni sono stati in tutti e due i modi: per la tristezza di non poter giocare per un po’ e per i soldi».
Samanta: «Quello che viene fuori è che ai ladri hanno voluto dire che la prossima volta dovranno pensarci prima di fare una cosa così. Bravi i bambini dell’asilo e le loro maestre».
Lucia: «Poi secondo me c’è da dire che in vita sua non c’è nessuno che può dire di non avere mai sbagliato».
Come gruppo possiamo dire che emerge senz’altro – da parte dei ragazzi della nostra struttura e da parte di noi educatori – la condanna del furto in quanto tale ma anche che da una cosa come questa possano scaturire delle utili riflessioni. Riflessioni circa cosa possa portare un ladro a compiere una ruberia, circa la possibilità di perdonare anche chi compie azioni di questo genere, circa la frustrazione che nasce da una vicenda come questa (per chi la subisce, in modo particolare); infine sulla capacità indubbia di alcune insegnanti a condurre le persone (in questo caso bambini dell’asilo) a un pensiero più ampio e omogeneo sull’accaduto, anziché a un atto d’accusa tout-court. Possiamo dire che ci siamo riconosciuti in quello che hanno pensato di fare queste insegnanti proprio come metodo di lavoro, giacché hanno proposto ai piccoli un modo per pensare insieme, per riflettere insieme e per stare, in definitiva, insieme; un po’ la cosa che ci piace di più e che da tanti anni amiamo mettere in atto anche noi al Centro L.I.N.A.R.. Il buon lavoro educativo delle maestre ci è sembrato evidente soprattutto perché perdonare significa passare oltre, capire, andare innanzi a un danno grande che si è ricevuto. Un furto come quello non è un fatto su cui si può sorvolare e perdonare alla svelta; quindi un segnale come quello della lettera scritta insieme dalle maestre e dai bimbi dell’asilo di San Vito di Incisa ci è sembrato intelligente, socializzante, importante e umanamente anche molto utile.