Agricoltura: funerale del granoUn funerale vero e proprio con tanto di carro funebre, portantini e bara. Il caro estinto in questione è il grano italiano, che oggi è venuto a mancare a causa della «perdurante crisi» in cui versa. E proprio a uno dei prodotti simbolo del made in Italy, oltre 500 agricoltori di Cia e Confagricoltura hanno celebrato le esequie al casello A1 Valdichiana con trattori, striscioni e bandiere. Il grano ha anche lasciato un testamento in cui si legge: «Delle nostre care terre sono sempre stato il vanto e di certo me ne vado con un grosso rimpianto».

funerale_grano3I motivi della protesta  «Non può funzionare una filiera che vede un quintale di pasta pagato 180 euro dal consumatore e un quintale di grano duro pagato 18 euro al produttore agricolo», spiegano gli organizzatori che lamentano «un prezzo inadeguato ai coltivatori». La protesta è nata dalla volontà di difendere il reddito degli agricoltori, il loro lavoro e la qualità del grano nazionale minacciato da quello proveniente dall’estero. «Più di 775 mila tonnellate di grano utilizzato per fare la pasta potrebbero contenere tracce di glifosate, una sostanza, usata durante il processo produttivo del grano, che in Italia è vietata», dichiara il presidente Cia Dino Scanavino. Una concorrenza, quella con il grano estero, che rende necessario «assicurare agli agricoltori maggior tutela e un prezzo che tenga conto di quella che è la creazione del valore intorno al prodotto grano duro italiano», ha aggiunto Massimiliano Giansanti, vicepresidente di Confagricoltura. A porre l’accento sulla concorrenza “sleale” delle produzioni straniere è anche la Cia Toscana: «Circa il 15% della pasta venduta come ‘Made in Italy’, ovvero, un pacco di pasta su tre, potrebbe contenere tracce di un diserbante perché sull’uso di alcune sostanze chimiche non c’è uniformità legislativa a livello mondiale» spiega il presidente Luca Brunelli. «Rivendichiamo che ci sia visibilità sulle nostre produzioni che si distinguono per qualità e salubrità rispetto alle produzioni cerealicole estere» sottolinea il direttore di Confagricoltura Siena Gianluca Cavicchioli che aggiunge: «sarà poi il consumatore a decidere se premiare la quantità o la qualità».