«La più micidiale combinazione del mondo? Un marine col suo fucile». Parole del sergente istruttore Hartman in Full Metal Jacket. Parole che ben si adattano alle pagine di cronaca toscane. Quasi 2000 praticanti e 45 associazioni e gruppi. Sono i numeri del fenomeno Soft-Air in Toscana, la guerra in formato giocattolo che per poco non costava caro ad un ventenne texano, caduto dal tetto di una fabbrica dismessa nei pressi di Civitella Val di Chiana (Arezzo) e ricoverato adesso in rianimazione al Policlinico Le Scotte di Siena.
L’episodio Gruppi di appassionati, più o meno giovani, che si fanno la guerra per finta nei boschi e nei luoghi abbandonati. Un war game molto popolare ed uno sport in espansione che adesso costringe il giovane in un letto d’ospedale del reparto di rianimazione. Nella mattina della Vigilia di Natale il giovane americano, da tempo trasferitosi a Cozzano (Arezzo), si trovava nei boschi introno allo stabilimento dismesso della Fontemura all’Alpe di Poti (chiuso dopo un blitz della Forestale che scoprì una discarica abusiva): forse tradito dalla voglia di compiere un “gesto eroico”, il ragazzo ha rotto i sigilli di sequestro, è salito sopra un tetto fatiscente per migliorare la sua visuale di tiro, ma si è visto franare sotto i piedi il soppalco del lucernario. Un volo tremendo, di dieci metri, che ha interrotto la battaglia giocattolo e che ha messo in moto i primi soccorsi. Il trasporto con l’elisoccorso a Siena e poi la speranza di una diagnosi che con cauto ottimismo sembra migliorare in queste ore dopo un primo drammatico bilancio dei medici alle prese con fratture ed emorragie interne.
Il War Game Le indagini adesso cercheranno di verificare eventuali responsabilità, anche se non sembrano ci siano gli estremi per far partire le denunce, ferito a parte per la sua violazione di area sottoposta a sequestro. La pratica del Soft-Air, del resto, esige regolamentazioni precise e meticolose. I molti club presenti in Toscana devono comunicare preventivamente le aree (generalmente boschive e disabitate) in cui si svolgeranno le battaglie. Si tratta di vere e proprie guerre in cui i partecipanti si vestono con occhiali protettivi, anfibi e tute mimetiche armandosi di fucili, pistole e mitra molto simili a quelli reali ma che hanno come proiettili pallini di plastica del peso di 0.20 grammi circa. L’obiettivo è quello di conquistare un obiettivo “militare” condiviso: ci si divide in squadre e si effettuano appostamenti, ricognizioni e assalti proprio come nei film verrebbe da dire. Adrenalina, tattica e strategia, passione per le armi e per il mondo militare: sono questi gli ingredienti che rendono il Soft-Air una pratica in decisa espansione, soprattutto in Toscana, dove la conformità e le peculiarità dei paesaggi collinari e boschivi rendono le nostre terre particolarmente idonee per di questo sport. Un pizzico di buon senso e il non lasciarsi prendere troppo la mano sono forse le uniche raccomandazioni di cui tener conto: nonostante le apparenze il Soft-Air è una pratica del tutto innocua (anche i fucili sono calibrati per non far uscire i pallini ad una velocità eccessiva), ma le insidie e i pericoli che boschi e luoghi dismessi celano al loro interno, necessariamente, devono portare tutti questi “marines” a cautelarsi e a portare le dovute attenzioni. Proprio quello che non ha fatto il giovane texano accidentato per una guerra giocattolo.