A Siena il ricorso dei lavoratori esternalizzati da Mps a Fruendo è stato accolto, dicendo no all’operazione. Il giudice di Roma invece ha detto sì all’operazione Mps-Fruendo e no ai lavoratori. Probabile che ne derivi un gran caos, perchè l’azienda è una e il pensiero dei giudici invece già mostra due facce opposte.
All’indomani della sentenza-Fruendo (quella di Siena), spiccano differenze di analisi profonde, per esempio tra il sindaco Bruno Valentini (Pd) e Stefano Scaramelli membro della Direzione nazionale Pd. Il primo si dice preoccupato per il futuro di Fruendo, il secondo dice che la sentenza fa giustizia. Giova ricostruire la vicenda e partire dalla dichiarazione del sindaco: «Mi auguro che questa sentenza non metta a rischio l’attività di Fruendo, che stava intercettando importanti segmenti di mercato, nazionali e internazionali, sul fronte dei sistemi innovativi di pagamento. Che impatto avrà adesso l’annullamento del trasferimento dei lavoratori a Fruendo – si chiede il sindaco di Siena – nell’ambito di quel piano di dimagrimento del Monte, richiesto dalla Bce e resosi necessario dopo la mala gestione del passato? I lavoratori hanno pagato prezzi alti per la ristrutturazione della banca, che però potevano essere maggiori, visto che non ci sono stati licenziamenti. Ma il fatto che siano mancati confronto approfondito e concertazione su quella scelta, ha mantenuto alto il livello di conflittualità tra i lavoratori. Il polo della monetica che su Fruendo faceva perno – conclude Valentini – è indispensabile per la ripartenza della città, anche per sopperire – aggiunge Valentini – alla perdita di occupazione della banca».
Mentre la Fisac Cgil, che non aveva firmato l’accordo di esternalizzazione, chiede il «reintegro immediato dei lavoratori a Mps», un altro sindaco, quello di Chiusi, Stefano Scaramelli, membro della Direzione nazionale del Pd e candidato alle regionali, commenta: «Per la banca era necessario coprire perdite inaudite, il tutto fu fatto a scapito dei lavoratori esternalizzati da un giorno all’altro senza concertazione e garanzie. Ora è stata fatta giustizia. Non era giusto che fossero i dipendenti mps a pagare le colpe del sistema-Siena. C’è voluto una sentenza ed un giudice – conclude Scaramelli – per fare quello che il normale buonsenso suggeriva».
Punti di vista profondamente diversi quelli di Valentini e Scaramelli. E non per sfumature. Così come del resto sono profondamente diversi anche i pronunciamenti dei giudici, quello di Siena e quello di Roma.
Nel merito, la sentenza del giudice Delio Cammarosano, ha deliberato l’invalidità e l’inefficacia del trasferimento di azienda da Mps a Fruendo, l’azienda della monetica costituita da Bassilichi (60%) e Accenture (40%), a cui la banca senese aveva ceduto le attività di back office e 1067 dipendenti: «La parte trasferita – scrive Cammarosano nella sentenza – era una entità creata ad hoc in vista ed in occasione del trasferimento, una mera esternalizzazione di servizi che richiede il consenso dei lavoratori». Alcuni di loro, di cui Cammarosano ordina il reintegro in Mps, hanno presentato anche un esposto alla procura della Repubblica di Siena. Lo dice il loro legale, l’avvocato Luigi De Mossi, che conferma di averlo depositato già da tempo: «Vogliamo capire se dietro a tutta quest’operazione per i lavoratori ci sia stato anche un danno». De Mossi, così come l’avvocato Domenico Cirillo, legale di un altro gruppo di lavoratori, spiega che il giudice ha accolto la tesi difensiva «perchè la giurisprudenza dice che è vietata la cessione di un ramo di azienda, pena la nullità, se quel ramo è stato costruito per essere ceduto e non sia preesistente». Secondo l’avvocato Cirillo, però, la sentenza del giudice senese vale solo per i ricorrenti, «cioè per quei lavoratori che avevano impugnato il trasferimento entro 60 giorni, come stabilito dal Collegato lavoro del 2010». La sentenza del giudice, aggiunge l’avvocato Cirillo, lascerebbe però aperta un’altra strada a quanti all’epoca non avevano contrastato la decisione dell’azienda: «Potrebbero avere uno spiraglio – spiega – puntando su una causa per ‘interposizione fittizia di manodopera’. E mi sembra sia chiaro che è Banca Mps a dare il lavoro a loro. Vedremo».
Intanto i lavoratori che ieri hanno vinto in primo grado (dal Monte dei Paschi e da Fruendo, e neppure dai loro legali, arrivano commenti ufficiali, ma probabilmente presenteranno appello) continueranno a lavorare nell’azienda dove sono stati trasferiti il primo gennaio 2014 «in attesa che venga trovata una soluzione. In questo momento possono considerarsi lavoratori di Mps ‘prestati’ a Fruendo», conclude Cirillo. In vista dell’assemblea sull’aumento di capitale di Mps, il sindaco Bruno Valentini rilascia una centellinata intervista a La Nazione. Nel titolo il suo pensiero è così riassunto: «La Fondazione alzi la voce. Mps deve tornare alla redditività». Bene, magari lo dica a Clarich, di cui è atteso l’intervento in assemblea della banca. Alzerà la voce per dire che «la senesità correttamente interpretata rappresenta un valore anche per gli azionisti» (parole del sindaco a La Nazione) o esprimerà un flebile sussurro in sintonia con la voce del padrone? Una cosa Valentini poteva evitare nell’intervista a Tommaso Strambi. Dice: «Non c’è alcun complotto politico dietro quanto accaduto al Monte». È vero, nessun complotto, ma una prassi politica sì, un sistema politico sì, che è stato, insieme alla finanza deviata, il protagonista della rovina del Monte dei Paschi. E quella prassi politica, come lo stesso Valentini diceva in altri tempi, faceva perno sul Pd.