«No all’accorpamento delle Camere di commercio che funzionano, come Lucca e, in generale, no alle scelte imposte dall’alto su questioni che impattano sulla vita delle persone». E’ netta la posizione del presidente della Provincia, Luca Menesini, e del sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini, in merito all’accorpamento delle Camere di commercio, tema che è sul tavolo del Governo, pronto a varare un provvedimento che ne prevede il commissariamento e, quindi, l’accorpamento, cosa che prevede un numero minore di enti camerali, con competenze territoriali più ampie.
Un ordine del giorno in Provincia Luca Menesini, appena riconfermato alla guida della Provincia di Lucca, presenterà un ordine del giorno nel primo consiglio provinciale, in programma il 23 dicembre per formalizzare questa posizione. Il primo cittadino di Capannori e quello di Lucca sostengono, infatti, che non ha senso questa fretta nel dare il via agli accorpamenti e, soprattutto, è necessario prima avere una visione di lungo periodo e territorialmente radicata, affinché la scelta non sia solo una decisione imposta dall’alto che non va a migliorare la situazione generale di un territorio.
«Gli accorpamenti finora hanno generato solo confusione» «Gli enti territoriali sono le istituzioni più importanti, perché garantiscono e saldano un rapporto di fiducia con i cittadini e con le imprese – commentano Menesini e Tambellini –. Non si può accorpare tanto per accorpare, ma è fondamentale che siano tutelati e rispettati i bisogni economici e sociali degli enti interessati e delle categorie che rappresentano». E gli enti camerali, secondo i due rappresentanti di Lucca e Capannori, contribuiscono allo sviluppo locale e forniscono servizi importanti. «Gli accorpamenti finora visti – affermano – hanno generato soprattutto confusione e allontanato i servizi dal territorio: chiediamo, quindi, al Governo di ascoltare la voce di chi ogni giorno vive sul territorio e sa il ruolo che gli enti svolgono nel contesto territoriale di riferimento». Quella di Lucca, infatti, oltre a lavorare sia nel sostegno all’impresa e nella promozione culturale e produttiva del territorio, risponde alle particolarità dell’artigianato e dell’imprenditoria peculiare della realtà provinciale lucchese e non assimilabile ad altre realtà toscane. «Questi – concludono i due amministratori – sono elementi che non vogliamo perdere e devono restare centrali per compere qualsiasi scelta. Non si può decidere a Roma quello che riguarda i territori e, se ci sono degli accorpamenti da fare, vanno fatti con un criterio che rispetti il territorio e, cioè, tenga conto della coesione sociale».