L’ultima telefonata coi parenti prima di essere sedati e proseguire la battaglia contro il Covid in un letto di terapia intensiva. C’è una psicologa all’ospedale San Donato di Arezzo, Silvia Peruzzi, che aiuta pazienti e familiari a stringersi un’ultima volta: le sue mani abbracciano i degenti, come fossero quelle dei loro figli.
«La videochiamata e le mie mani come quelle dei familiari» «Alcuni mesi fa – racconta – ho chiamato la figlia di un paziente. Le ho spiegato cosa avremmo potuto fare. Quindi la videochiamata. Le ho detto che poteva considerami le sue mani e le ho chiesto cosa potevo fare. Mi ha chiesto di accarezzare il volto del padre e l’ho fatto, come se fossi lei. Poi – prosegue il suo racconto – nel collegamento è entrata anche la moglie: entrambe isolate a casa. Ci siamo salutate dicendo che il giorno successivo ci sarebbero state le nipoti al telefono. Il giorno dopo, quando sono arrivata, ho scoperto che le nipoti non avrebbero potuto salutare il nonno: era morto quella notte».
Un aiuto per non sentirsi soli E’ stato il direttore della pneumologia del San Donato, Raffaele Scala, viene spiegato in una nota dell’Asl Toscana Sud Est, a chiamare le psicologhe nei reparti Covid per dare un sostegno ai pazienti. Peruzzi, insieme alla collega Scilla Sfameni, si presenta ogni mattina al letto dei degenti Covid. Le due professioniste si occupano anche di organizzare gli ingressi dei parenti nei reparti. Ma soprattutto aiutano i pazienti a non sentirsi soli, ascoltando ogni giorno le loro storie, fatte di paure e speranze.