“Chi sa fa, chi non sa insegna”. Ma Siena – a differenza del detto popolare – sa insegnare da sempre. E questa vocazione affonda le radici molto in profondità, addirittura al basso Medioevo, nel 1240, quando gli studenti venivano in città ad ascoltare lezioni di medicina e diritto di professori che forse non saranno stati bravi legulei o cerusici capaci ma erano senz’altro ottimi docenti. E gli studenti arrivavano da ogni parte d’Europa. Da allora la Città ha coltivato questa vocazione. Che oggi deve tornare centrale quando si pensa al futuro. L’intervento di Gianni Resti, docente, per anni amministratore pubblico, ideatore e creatore di quella Fondazione dei musei senesi che per prima ha messo a sistema l’immenso patrimonio artistico e culturale delle terre di Siena, ci apre uno scenario finalmente ottimistico sulla città che vorremmo, creatrice di futuro proprio perchè capitale di formazione, di base o alta o specialistica poco importa, capace cioè di formare migliaia di futuri lavoratori, cittadini d’Europa, nelle più svariate discipline. Un intervento che finalmente pone al centro il tema della formazione e della sua accoglienza come una delle scelte che la Siena del futuro dovrà fare, priorità tra le priorità. “Chi sa fa, chi non sa insegna”, recita l’adagio. Ma Siena da sempre lo ha sfatato e deve continuare a farlo. Oggi e domani più che mai.
di Gianni Resti
Dopo l’estate che sta per iniziare comincerà, in prossimità del prossimo autunno, la campagna elettorale che accompagnerà i cittadini senesi alle elezioni comunali della primavera 2018. Alcuni gruppi e movimenti si stanno già muovendo per cercare di trovare uomini, donne e idee che possano essere in grado di far recuperare a molti la voglia di partecipare in modo nuovo alla vita futura della città e di segnare con una concreta e netta discontinuità il passato dall’avvenire non necessariamente telecomandato dai soliti noti in città e dintorni.
Parole e cose semplici da dire e scrivere ma molto complicate ad essere tradotte in azioni concrete per il cambiamento della forma mentis politica della Città ferma da decenni al palo della pura conservazione di un potere gestito ormai da anni e anni da una cerchia ristretta e autoreferenziale di interpreti dell’impegno politico, istituzionale e pubblico.
Fra i contenuti che formeranno sicuramente la tessitura di un auspicabile profondo rinnovamento politico che sarà negato alla città fino all’impossibile con finte nuove riproposizioni da parte del vecchio gruppo dirigente che ha decretato il processo di decadenza economica e culturale di Siena e di buona parte del suo territorio, mi permetto di suggerire il tema della formazione come ambito aperto e multidisciplinare indispensabile per avviare la “costruzione” di una nuova classe dirigente necessariamente portatrice di un nuovo progetto e di una nuova visione della città. Non propongo il tema della formazione perché nella vita faccio l’insegnante liceale, ma perché ritengo tale impegno uno dei registri principali per avviare con nuova lena il processo generale di cambiamento di cui Siena ha urgente bisogno; è innegabile che i molti e gravi danni che Siena ha subìto negli ultimi anni sono dovuti anche alla incompetenza di persone sbagliate messe nei posti sbagliati ma funzionali e obbedienti al “sistema Siena” di recente memoria.
Un opportuno e interessante forum internazionale della formazione organizzato a Camaiore circa un mese fa dall’Università degli Studi di Firenze sul tema “Apprendere il futuro” ha focalizzato la mia attenzione su alcuni temi proposti nell’occasione e che la mia Città dovrebbe maggiormente fare propri a livello istituzionale per svilupparli al più presto in maniera chiara e distinta: 1) media education (l’educazione nel tempo dei Social), 2) il fattore umano (il contributo della formazione nel successo d’impresa), 3) la formazione estetica (ri-conoscere, conservare e comunicare il bello), 4) la sfida delle differenze (alterità, diversità e metamorfosi nell’epoca della complessità), 5) complessità degli scenari economici ed educazione finanziaria, 6) la formazione artistica (crescere nell’arte: tra disciplina e trasgressione).
Un programma, come si può intuire, interessante sul quale la mia città dovrebbe mettere lo sguardo e prendere appunti per il futuro per tornare a battere la strada di città laboratorio in alcuni ambiti a lei congeniali per storia, struttura e curvatura umanistico- scientifica.
Ai contenuti sopra riportati utili a generare una riflessione a tutto tondo, mi permetto di aggiungere alcune mie annotazioni personali:
a) Analisi e verifica dei processi scolatici ed educativi all’interno della scuola media superiore senese con particolare riferimento ai contenuti scolastici ma anche a quelli formativi e squisitamente pedagogici che non sempre i docenti sono capaci di padroneggiare alla stessa stregua di molti dirigenti presi più dai problemi organizzativi e di bilancio economico che da interessi per una scuola superiore di qualità, dell’essere più che dell’avere.
b) Maggiore presenza e azione culturale in città delle due Università degli Studi senesi con organizzazione di progetti che possano portare Siena a dialogare ancora di più con altre culture e modi di vita e ad esperire la possibilità di creare un appuntamento annuale come ponte verso nuovi contenuti in un permanente confronto fra identità culturali, sociali e religiose differenti.
c) valorizzazione ulteriore e maggiormente stratificata della dimensione internazionale dell’Accademia Chigiana e della presenza di assoluto valore culturale, musicale e formativo di Siena Jazz.
d) creazione di un polo formativo con tutte le attività di formazione presenti in città (musica, teatro, danza, arte, artigianato artistico, ecc, ecc. prendendo in seria considerazione la necessità di istituire un centro di formazione permanente (mio vecchio pallino!) per docenti di ogni ordine, grado e ambito per alzare l’asticella formativa e creativa di cui la scuola come comunità educante e le altre agenzie educative hanno continuamente bisogno.
Per compiere tutto ciò occorrono scelte di governo e risorse finanziarie. Adesso le risorse a disposizione non sono molte e quindi le scelte assumono ancor più valore: molti si dovrebbero pentire pubblicamente in merito al loro coinvolgimento diretto o indiretto riguardante la disastrosa caduta della Banca più antica del mondo e sulla conseguente perdita di consistenti risorse economiche a disposizione fino a poco tempo fa delle comunità senesi. Scelte strategiche bancarie diverse e annullamento di sperpero di denaro per soddisfare ingiustificabili e ramificate clientele locali e nazionali, avrebbero ancora permesso a Siena di scommettere con maggiore speranza e solidità sul proprio futuro e su quello delle giovani generazioni potendo continuare a contare probabilmente su risorse certamente minori ma frutto di analisi serie, sapienti, esclusivamente orientate al bene comune (essenza del compito e dell’impegno di ogni pubblico amministratore) e utilizzate nell’esclusivo interesse della città e di coloro che desiderano vivere Siena imbevuta di passato ma anche e necessariamente attrice e creatrice di futuro