In questi giorni ci si interroga sul destino della Fondazione MPS. Come sappiamo, la Fondazione è stata per anni il maggior azionista di Banca MPS, e ha avuto il compito di decidere il management, indicare le direzioni strategiche e distribuire i guadagni realizzati nella provincia di Siena. I guadagni provenivano dai dividendi sulle azioni (e indirettamente dalla crescita di valore delle azioni stesse), dalle cedole dei titoli obbligazionari e da qualsiasi altro titolo fruttifero. Adesso la quota della Fondazione in MPS è di “appena” il 34,9%, gli investimenti della Fondazione sono quasi esclusivamente concentrati sulle azioni MPS, ed è estremamente improbabile che MPS possa distribuire dividendi a breve. Quando la liquidità della Fondazione finirà, per poter sopravvivere l'unico mezzo che appare praticabile è la vendita di una parte delle azioni in proprio possesso (tra l'altro, a prezzi bassissimi), e quindi una ulteriore diminuzione della quota di controllo della Banca. Potrà questo declino essere invertito? In teoria, sì. Se MPS, rimessa in condizioni di operare grazie ai Monti-bond, ricomincerà a produrre utili ottenendo la fiducia dei mercati, potrebbe ricominciare a distribuire dividendi rimpolpando le casse della Fondazione. Ma, oggettivamente, è una strada stretta e in salita. Per realizzare utili, infatti, MPS dovrebbe ottenere come minimo un rendimento sul capitale sufficiente a rimborsare gli ingenti interessi sui Monti-bond (intorno al 10%). Le condizioni economiche non sono attualmente le migliori, e i segnali di ripresa sono incerti. E' forse più opportuno iniziare a ragionare di una riforma della governance delle banche, che aumenti la vigilanza bancaria e ribilanci i compiti di vigilanza sull'operato del management.