Si è conclusa la visita di una delegazione del Fondo Monetario Internazionale in Italia, con l'obiettivo di stilare un rapporto sullo stato economico dell'Italia. Un rapporto interessante, soprattutto perché traccia un quadro economico del nostro paese visto da occhi esterni. E' rilevante notare come abbia trovato spazio anche un capitolo dedicato, quasi unicamente, al Monte dei Paschi di Siena.
Il rapporto ripete in realtà cose già sentite: l'Italia, secondo la delegazione, si sarebbe allontanata dal baratro, ma le prospettive di crescita restano deboli, soprattutto a causa di livelli inaccettabili di disoccupazione. Il Fondo chiede ulteriori riforme (liberalizzazione del mercato elettrico, dei trasporti e dell'avvocatura; privatizzazione delle aziende municipalizzate; norme anti-corruzione; riforma del sistema giudiziario) che rendano più flessibile l'economia nel suo complesso, con lo scopo dichiarato di creare posti di lavoro, soprattutto per i giovani e per le donne. Riguardo al mercato del lavoro, l'FMI suggerisce l'introduzione di un contratto unico e flessibile, che diventi man mano più protetto con l'età. Ma chiede anche all'Unione Europea di muoversi, in particolare stabilizzando l'Euro alleviando così il peso dello spread sull'economia nazionale e sostenendo, finanziariamente e legislativamente, le piccole e medie imprese. I punti di debolezza della nostra economia restano, secondo l'FMI, la rigidità del sistema con le sue elevate barriere di ingresso, la burocrazia eccessiva, il costo dell'energia elettrica relativamente più alto rispetto ai competitor europei, e anche la lentezza e l'inefficienza del sistema giudiziario.
Tra i fattori a rischio viene soprattutto citata la debolezza delle piccole e medie imprese e delle imprese di costruzione, che maggiormente stanno soffrendo la crisi economica e che a loro volta mettono in difficoltà il sistema bancario non essendo più in grado di ripagare i prestiti.
Per quel che riguarda la politica fiscale, l'FMI chiede di rafforzare la spending review, di mantenere l'IMU per ragioni di equità e di efficienza (e io mi trovo totalmente d'accordo come discusso in un post precedente), di rafforzare la lotta all'evasione fiscale e di re-introdurre la tassa sulle successioni. Chiede che queste tasse vengano mantenute (o innalzate) allo scopo di abbassare le tasse sul lavoro e perché lo Stato investa in infrastrutture strategiche.
L'ultima parte del rapporto è dedicata al sistema bancario, messo in crisi dalle sofferenze (triplicate dal 2007), con la conseguente stretta del credito della quale soffre la nostra economia. Una prima ricetta proposta è quella di accelerare la “ripulitura” delle sofferenze, per le quali è richiesto anche un contributo pubblico in forma di deduzioni fiscali. Una nota positiva è che le banche italiane avrebbero superato brillantemente, nel loro complesso, gli stress test, e che quindi in una condizione di crescita potrebbero realmente allentare la stretta del credito. Viene inoltre supportato l'utilizzo dei mini-bonds per le piccole e medie imprese. Si tratta di prestiti venduti direttamente sul mercato, senza l'intermediazione bancaria, e diretti direttamente alle aziende di piccolo e medio taglio. L'FMI fa notare come tali prestiti possono avere successo se vengono introdotte più norme anti-frode, anti-corruzione e sul falso in bilancio.
Infine, un punto viene dedicato al Monte dei Paschi. L'FMI nota come le fondazioni bancarie dovrebbero aumentare gli strumenti di corporate governance, limitando il loro indebitamento e vendendo le loro quote sul mercato. Le banche di credito cooperativo più grandi dovrebbero trasformarsi in società per azioni. Le autorità di vigilanza italiane (la Banca d'Italia, in primis), dovrebbero controllare attentamente il piano di ristrutturazione finanziaria del Monte dei Paschi, e prepararsi, qualora tale ristrutturazione si dimostrasse inefficace, a “entrare in azione”.
In sostanza, il documento è una bocciatura senza appello delle politiche di finanza pubblica pre-Monti, giudicate totalmente sbagliate, e una serie di ricette per la crescita in linea con quanto precedentemente espresso in varie sedi.
Sul Monte dei Paschi, viene espresso invece un presagio alquanto oscuro, in maniera piuttosto inusuale per gli standard di un organismo internazionale. Il Fondo ipotizza che il Monte dei Paschi non ce la potrebbe fare, e invita le autorità competenti a prepararsi a questa eventualità, anche se non dice espressamente a prepararsi per fare cosa. Ma visto anche il quadro di iniziative proposte sul sistema bancario, è chiaro che il Fondo vede molto favorevolmente la prospettiva di una MPS completamente sul mercato, e non più sotto il controllo della Fondazione.