“L’effetto-pandemia ha colpito tutte le imprese, non solo quelle costrette a bloccare del tutto la propria attività (come discoteche o palestre) o a limitarla fortemente (come bar, ristoranti e abbigliamento).
Ci sono anche molti casi di aziende che, seppure siano rimaste sempre attive, hanno visto calare in modo considerevole i fatturati. E, al contrario di quanti si sono dovuti fermare per decreto, ora non possono godere neppure dei ristori”. A sollevare la questione è il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, dopo un’analisi della situazione fiorentina attraverso i casi emblematici delle autorimesse e dei rivenditori all’ingrosso di bevande, alimenti e prodotti ortofrutticoli.
“Con bar e ristoranti chiusi, alcuni grossisti hanno visto sparire una fetta importante della clientela abituale, con un calo del fatturato che tocca punte del 75% a Firenze centro, del 50% nel resto della provincia”, fa sapere Marinoni, “i più fortunati sono stati quelli che, lavorando con i negozi al dettaglio di aree residenziali, sono riusciti a mantenere un volume di affari in linea con l’anno precedente. Ma chi lavorava con i pubblici esercizi o con i negozi delle aree turistiche ora è a terra”.
Al danno, si è aggiunta la beffa: “nessun decreto ha previsto ristori per queste imprese, poiché nessun Dpcm le ha obbligate alla chiusura”, spiega il direttore di Confcommercio Toscana, “così, sono lasciate completamente sole ad assorbire il contraccolpo di questa situazione”. A cascata, ovviamente, la cattiva performance dell’ingrosso alimentare si è riversata sul comparto della produzione agroalimentare, dalle imprese agricole alle industrie alimentari. “Quella ristorativa è una filiera vasta e complessa, che integra anche una serie di servizi che vanno dai trasporti alle lavanderie. Così, ad essere in ginocchio non sono solo i ristoranti”.
A Firenze la crisi riguarda in maniera forte anche le autorimesse
Secondo i dati della Confcommercio fiorentina, a causa del blocco della mobilità e dell’assenza del turismo, unite agli effetti dello smartworking, le autorimesse del centro hanno registrato un crollo medio del fatturato pari al 65% nel 2020 rispetto al 2019. “Anche per loro, nessun ristoro è previsto”, dice Marinoni, “ma con numeri del genere fanno davvero fatica ad andare avanti salvando l’occupazione. Senza contare che se dovessero chiudere Firenze perderebbe una rete importantissima di parcheggi a servizio del centro. La città non può permetterselo”.
Confcommercio chiede dunque l’attenzione del Governo anche su queste realtà: “nell’emergenza si è pensato alle imprese direttamente colpite dai provvedimenti di contrasto alla pandemia, ma ora che è passato quasi un anno dal primo Dpcm si moltiplicano le grida di allarme di tanti comparti che, pur non toccati dai decreti, scontano in maniera molto accentuata l’effetto domino della situazione. Anche per loro il Governo deve pensare a forme di ristoro e di sostegno adeguate a superare questo tempo buio”, conclude il direttore di Confcommercio Toscana.