Un centinaio di sindaci sdraiati in Piazza della Signoria a Firenze per dire no ai tagli ai trasferimenti. Questo il ‘flash mob’ che ha concluso la manifestazione che ha visto arrivare, nel capoluogo toscano, un centinaio di primi cittadini dell’Italia centrale: Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Emilia Romagna, Abruzzo.


L’iniziativa – I sindaci, con la fascia tricolore e i gonfaloni, hanno sfilato per le vie del centro e poi sono arrivati in Piazza della Signoria. Ad aprire il corteo uno striscione con la scritta: ‘Stanno mettendo al tappeto il tuo Comune’. E al tappeto i primi cittadini ci sono finiti davvero: davanti a Palazzo Vecchio hanno disteso dei tappetini arancioni con sopra la figura, stilizzata, di un sindaco e, al suono di una sirena, si sono sdraiati restando cosi’ per qualche minuto. ”E’ evidente – ha spiegato Alessandro Cosimi, sindaco di Livorno e presidente di Anci Toscana – che i Comuni cosi’ facendo non sono piu’ in condizione di garantire i servizi. Noi abbiamo gia’ fatto un grande sforzo, riducendo di molto le spese, ma con altri tagli andiamo a incidere nella carne viva dei servizi. La prossima Finanziaria – ha aggiunto – andra’ poi a impattare non solo sul bilancio ma proprio sul ruolo dei Comuni, come luogo di rappresentanza dei territori”. Tra i partecipanti, in prima fila, anche il vicesindaco di Firenze Dario Nardella. Alla manifestazione hanno partecipato in maggioranza sindaci di amministrazioni di centrosinistra, ma non solo.


Il sostegno del presidente della Regione Toscana – “Tenere in ordine i conti pubblici, che sono soldi di tutti, è importante.  – ha detto Enrico Rossi – Ma le assurdità e i paradossi del patto di stabilità interno imposto dallo Stato agli enti locali per ridurre la spesa pubblica sono evidenti e sotto gli occhi di tutti. Blocca per mesi i pagamenti di Comuni e Province, anche quando in cassa hanno risorse sufficienti a disposizione. E il danno è anche per le imprese, a corto di liquidità e che già devono affrontare la crisi. Altre volte costringe le amministrazioni a rinviare opere da fare, nonostante i soldi per realizzarle ci siano”. La Regione Toscana nel 2010 avrebbe potuto fare investimenti per 300 milioni in più, se il patto di stabilità non li avesse bloccati. Quale la soluzione? “Anzitutto togliere dal patto di stabilità gli investimenti che hanno una copertura finanziaria – afferma Rossi – Poi trasformare l’attuale patto in regionale e territoriale”. Oggi il patto si misura per ogni ente, domani si potrebbe guardare all’aggregato regionale del comparto. “Non dovrà contare se il singolo Comune o Provincia centrano l’obiettivo – aggiunge il presidente -, ma se l’obiettivo in tutta la Toscana viene raggiunto”. In questo modo gli enti che ne abbiano necessità potranno essere autorizzati a superare il limite imposto dal patto, bilanciati dai migliori risultati di altri enti. “E’ la strada – spiega Rossi – che è già stata battuta l’anno scorso. Servirà una legge regionale, ma il meccanismo è già stato messo a fuoco e chi teme che la spesa pubblica cresca può stare tranquillo. Non un centesimo in più di quello precedentemente autorizzato uscirà infatti complessivamente dagli enti locali. L’anno scorso – conclude Rossi – la cessione di 100 milioni di liquidità dalla Regione agli enti locali ha fatto sì che 32 Comuni e una Provincia potessero superare, per altrettanti milioni, il limite imposto dal patto di stabilità interno. Se non lo avessimo fatto, quei 100 milioni sarebbero rimasti tutti nelle casse pubbliche e le prime ad essere penalizzate sarebbero state le imprese”.


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