Allargare la tutela dell’Unesco dai monumenti del centro storico al “patrimonio immateriale del saper fare” dei settori dell’artigianato dell’area fiorentina, iniziando da quello della pelle e del cuoio. È questo l’obiettivo del progetto che il Comune di Firenze andrà a presentare direttamente alla sede centrale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura di Parigi venerdì 26 marzo.


La proposta – “Il centro storico di Firenze è già patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1982 – spiega l’assessore all’Europa e al Turismo Elisabetta Cianfanelli –. Da poco l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha attivato un ulteriore ambito di salvaguardia mirato al cosiddetto ‘patrimonio immateriale’, ovvero il bagaglio di tradizioni, di conoscenze e di saper fare che rappresentano una delle ricchezze fondamentali delle città e dei territori. Per questo abbiamo deciso di cogliere questa occasione e presentare la candidatura di Firenze su un progetto mirato al settore della pelle e del cuoio, al know how dell’artigianato e della produzione manifatturiera dell’area fiorentina”. In questo lavoro, molto complesso e che dovrà essere presentato all’Organizzazione delle Nazioni Unite ufficialmente dal governo italiano, l’amministrazione comunale si avvale della collaborazione dell’Università di Firenze, per la precisione di Paolo Orefice direttore della cattedra trasdisciplinare Unesco “Sviluppo Umano e cultura di Pace” presso l’Ateneo fiorentino.


Il progetto – Si tradurrà in un riconoscimento formale per il know how nel settore della pellettiera che avrà ricadute concrete anche a livello di salvaguardia. Come spiega Orefice “questa tutela obbliga gli enti pubblici, ad iniziare dallo Stato, a mettere in pratica politiche mirate a questo scopo. Si tratta quindi di un vincolo che si traduce in interventi di salvaguardia difesa contro la dispersione questi saperi e di recupero di quelli che stanno scomparendo”. Inoltre, vista la mission dell’Unesco, ha importanti ricadute anche nel campo della formazione perché prevede lo sviluppo di progetti e percorsi formativi e informativi rivolti ai giovani per tramandare i saperi, ma anche ai turisti per valorizzare i luoghi dove si esplica questo patrimonio immateriale e ai cittadini in generale perché recuperino o scoprano questa importante risorsa del proprio territorio.


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