Possibile che la società di calcio i cui proprietari si definiscono come l’eccellenza della moda italiana nel campo dell’abbigliamento e del manifatturiero, in particolare per borse e scarpe, sia scesa in campo martedì scorso a Parma, con undici stranieri, e sia stata battuta da una formazione titolare avversaria che di contro aveva tutti elementi nati nel nostro Paese? Ebbene si, non è uno scherzo o una provocazione, la Fiorentina in cui nessuno parlava la lingua italica in campo, è stata sconfitta per 1 a 0 dall’ultima in classifica, che però era composta interamente da elementi azzurrabili. Un fatto curioso, strano e che darebbe ragione a chi dice che investire nel prodotto non interno porta a pochi risultati.
La Fiorentina poco italiana Da Tatarusanu rumeno in porta, passando per i centrali Gonzalo Rodriguez e Basanta argentini, senza dimenticare Pizarro e Mati Fernandez cileni sulla linea mediana, fino al duo tedesco-colombiano in attacco composto da Mario Gomez e Cuadrado, il tecnico gigliato Vincenzo Montella, lui si italiano al 100%, ha deciso di escludere tutti i pochi calciatori che sono nati nei confini dello stivale geografico del nostro Paese. Con Bernardeschi, Giuseppe Rossi e Lupatelli infortunati, in panchina c’erano gli italiani Lazzari, Pasqual ed Aquilani, che per giunta sono tutti e tre giocatori in scadenza di contratto nel prossimo giugno e quindi forse in partenza fin da questa sessione invernale di mercato. Alla faccia dei nostri settori giovanili da valorizzare o della crescita di chi gioca negli oratori da Como a Marsala, senza dimenticare che una delle indicazioni arrivate al momento del loro avvento come proprietari viola dodici anni fa, era che i Della Valle avrebbero voluto riallacciare i rapporti con i club confinanti a Firenze e le società dilettantistiche del comprensorio. Sarà anche vero che questa è la stagione in cui finalmente due elementi del proprio vivaio sono finalmente arrivati in prima squadra, Khouma El Babacar e Federico Bernardeschi, anche loro con il contratto in scadenza fra poco, ovvero giugno 2016, ma stride che chi professa il ‘Made in Italy’, poi dia un cattivo esempio in ambito sportivo.
Borja Valero lo spagnolo innamorato di Firenze Certo, i problemi della Fiorentina non passano dalla mancanza di giocatori italiani che siano titolari con regolarità ma il fatto che quel senso di appartenenza che prima legava i tifosi viola ai propri atleti visti maturare fin da piccoli nel proprio ambito, non esista piu’, qualcosa indubbiamente vorrà dire. Chi può vivere Firenze come una seconda maglia se è nato e cresciuto altrove? Paradossalmente un elemento come Borja Valero è quello che maggiormente ha sposato la città e le sue attività connesse, pur essendo spagnolo. E viene da sorridere al fatto che proprio il centrocampista gigliato nato a Madrid, assente a Parma per squalifica, venga escluso dalle convocazioni del suo c.t., ed invece farebbe molto comodo ad uno come Antonio Conte, con quest’ultimo che sta facendo da mesi i giri della sedi dei club di serie A, con comparsata al centro sportivo viola poco dopo il suo insediamento la scorsa estate. Di questo passo, l’anno prossimo, può anche evitare di passare dalla zona dello stadio ‘Franchi’ perché qui non si parla, quasi piu’, italiano.