FIRENZE – Dopo i primi due concerti diretti da Daniele Gatti e Zubin Mehta, il programma sinfonico dell’85º Festival del Maggio Musicale Fiorentino, prosegue con Myung-Whun Chung che torna Firenze a un anno di distanza dal suo ultimo concerto.
Sul podio della Sala Zubin Mehta il maestro Chung, venerdì 5 maggio alle ore 20 dirige l’Orchestra del Maggio in un programma dedicato a Ludwig van Beethoven, compositore che può essere considerato tra i prediletti del maestro coreano e del quale egli è uno dei più apprezzati e acclamati interpreti. In apertura la Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36, opera pervasa di energia e serenità, nonostante nel periodo della sua composizione Beethoven affrontasse dolorosamente il peggiorare della sua sordità; nella seconda parte della serata, torna il tema che ha ispirato il primo e il secondo concerto del Festival che erano legati dalla figura dell’Eroe. Il maestro Chung dirige una delle più famose composizioni del genio di Bonn: la Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 55, per l’appunto la celebre Eroica, presentata agli editori come ‘Sinfonia grande’ da un Beethoven ben consapevole dell’eccezionalità della sua nuova creazione e composizione densa di idee e di passioni.
Myung-Whun Chung nel corso della sua lunga e prestigiosa carriera è stato numerose volte sul podio del Teatro del Maggio a partire dal suo debutto avvenuto nel marzo del 1985. Con Firenze ha consolidato un rapporto intenso che lo ha visto anche ricoprire il ruolo di direttore ospite principale dell’Orchestra del Maggio dal 1987 al 1992.
Fra i più apprezzati direttori degli ultimi decenni, ha iniziato la sua carriera musicale come pianista, debuttando all’età di 7 anni con la Seoul Philharmonic. Nel 1974 ha vinto il secondo premio al “Concorso pianistico Čajkovskij” di Mosca. Ha completato gli studi musicali alla Juilliard School di New York e nel 1978 è diventato assistente di Carlo Maria Giulini alla Los Angeles Philharmonic e poi direttore associato presso la stessa orchestra. Dal 1984 al 1990 è stato direttore musicale dell’Orchestra della Saarländischer Rundfunk; dal 1987 al 1992 direttore ospite principale del Teatro Comunale di Firenze; dal 1989 al 1994 direttore musicale dell’Opéra Bastille, dal 1997 al 2005 direttore principale dell’Orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia e nel 1999 della KBS Symphony Orchestra in Corea del Sud. Dal 2000, inoltre, ha assunto la direzione musicale dell’Orchestre Philharmonique de Radio France fino al 2015, dal 2001 al 2010 è Special Artistic Adviser della Tokyo Philharmonic Orchestra della quale dal 2011 è Direttore Onorario e dal 2005 della Seoul Philharmonic Orchestra. Collabora costantemente con l’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia. Nella stagione 2012/2013 Myung-Whun Chung è il Direttore Ospite Principale della Sächsische Staatskapelle Dresden. Recentemente il maestro Chung è stato nominato Direttore emerito della Filarmonica della Scala, per siglare un sodalizio con la compagina milanese che dura da quasi trentacinque anni.
Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36
Fin dalla sua prima prova in campo sinfonico Beethoven dimostrò di voler seguire una strada che lo avrebbe condotto verso nuovi orizzonti musicali. Nata mezzo secolo prima come genere di puro diletto sonoro, la sinfonia si sarebbe trasformata nelle sue mani nel mezzo di comunicazione privilegiato delle istanze poetiche del musicista. La Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36 risale al 1802, anno in cui Beethoven è costretto a convivere dolorosamente con l’acuirsi della sua malattia. Nonostante tutto, il musicista si dedica anima e corpo alla composizione dando vita, tra le varie opere di quel periodo, alla sua seconda Sinfonia. Giudicata dai suoi contemporanei troppo lunga e troppo elaborata rispetto agli standard del tempo, la Sinfonia n. 2 è una pagina animata da energia palpitante che riassume abilmente elementi del passato e del futuro. Se da un lato l’Introduzione lenta e solenne (secondo il modello di Haydn) e il malinconico tema del Larghetto appartengono ancora al clima espressivo classico, dall’altro si fanno strada elementi di stampo assolutamente beethoveniano, quali i temi fieri e risoluti del primo movimento, lo Scherzo, che prenderà stabilmente il posto del settecentesco Minuetto, fino al trattamento dei fiati, che Beethoven fa emergere in opposizione agli archi, dando loro una fisionomia e un’importanza nuova.
Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 55, Eroica
La Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 55 fu presentata agli editori come ‘Sinfonia grande’ da un Beethoven ben consapevole dell’eccezionalità della sua nuova creazione.
Del resto, grande era stato l’impegno profuso nella composizione, dal 1802 al 1804, grande era l’orchestra schierata in campo, con l’aggiunta inusuale di tre corni, grandi erano le dimensioni – oltre 1800 battute per più di un’ora di musica – e grande, infine, era il dedicatario originario nonché ispiratore della sinfonia: Napoleone Bonaparte, che nell’immaginario di Beethoven rappresentava l’uomo nuovo, il difensore degli ideali repubblicani di libertà, uguaglianza e democrazia.
Tuttavia la notizia dell’incoronazione di Napoleone a imperatore mandò su tutte le furie Beethoven che, in un impeto d’ira, stracciò la dedica a Bonaparte decidendo in seguito di dare alle stampe la Sinfonia n. 3 con il sottotitolo di ‘Sinfonia Eroica composta per festeggiare il sovvenire di un grand’uomo’. Ispirata alla figura dell’eroe, che sia reale o astratto poco importa, la Sinfonia n. 3 rappresenta per Beethoven il mezzo espressivo più potente per veicolare messaggi di portata universale.