48 ore dopo il concerto dei Rolling Stones, per le strade di Lucca continuano a girare turisti con magliette con la lingua, a chiara dimostrazione che l’unica data italiana di Mick Jagger e soci per molti – italiani e stranieri – è stata anche l’occasione di una vacanza toscana, con base la cittadina toscana.
Il sabato dei Rolling Stones Sabato mattina le strade di Lucca erano invase da persone che portavano magliette con la lingua di ogni tipo e specie. Sostanzialmente il pubblico si divideva in due categorie: quelli che fin dall’apertura dei cancelli avevano deciso di stare all’interno dell’area del concerto e quelli che, invece, preferivano godersi un po’ di città, prima di dedicarsi alla musica. Non ci sono stati grandi problemi con l’ingresso che è avvenuto in maniera sempre rapida, sia dalla parte del prato A che da quella del prato B: le file non sono mai state lunghissime, eccetto, forse, per il momento dell’apertura dei cancelli che effettivamente hanno visto qualche ammassamento in più, come è fisiologico che sia. I controlli – tanti – sono stati rapidi e puntuali. Inflessibile, la security non ammetteva nell’area concerto né zaini né borse, così come ampiamente comunicato. In molti si sono lamentati di questa misura di sicurezza, ma l’informazione effettivamente c’era stata perfino con un video in più lingue, nel quale si spiegava cosa era ammesso e cosa no. La città però non è rimasta a guardare l’evento da lontano. Negozi ed esercizi pubblici hanno registrato un incremento di affare veramente notevole, cosa che ha ripagato anche lo sforzo di restare aperti anche le sere di venerdì e sabato, dando così la sensazione di una città viva e che vive l’evento.
Il concerto Circa un’ora prima del concerto dei Rolling Stones, sono saliti sul palco gli Struts, che hanno fatto del loro meglio per scaldare un pubblico in spasmodica attesa del concerto. I circa 56mila sono praticamente esplosi nel momento in cui sono partite le note di ‘Simpathy for the Devil’ che ha aperto l’esibizione lucchese dei Rolling Stones. La scaletta ha ricalcato quelle già fatte nelle prime date del tour ‘No Filter’, se non per un paio di pezzi, di cui uno in italiano: ‘Con le mie lacrime’, traduzione di ‘As Tears Goes By’, che ha mostrato tutti i limiti di una canzone ‘tradotta’. L’altra ‘variabile’ è stata la canzone scelta dal pubblico, annunciata da Mick Jagger che scherzando ha fatto notare come non ci fosse nemmeno un’aria pucciniana tra le possibilità. Alla fine, la scelta è caduta su ‘Let’s Spend the Night Together’, accolta da un’ovazione. Bella l’atmosfera creata dagli stessi Stones, molto vicina all’ultimo album che hanno prodotto ‘Blue and Lonesome’ e, pertanto, più ‘intima’, quasi a creare un legame personale con ogni spettatore, fosse vicino al palco o lontano, in fondo al prato che accoglieva il concerto. Mick Jagger si è dimostrato in ottima forma, non fermandosi un solo istante e Keith Richards è semplicemente Keith Richards. Niente di più, niente di meno. Ron Wood, nonostante i problemi di salute, ha dimostrato di essere in ottima forma e Charlie Watts, con la sua stiratissima camicia bianca, ha dato il tempo alle canzoni dei Rolling Stones con la solita flemma. A più riprese si sono concessi qualche parola di italiano su cui spiccano un ‘ganzissimo’ di Mick Jagger rivolto al pubblico e, soprattutto, il saluto di Keith Richards, che a fine concerto si è accommiatato con un «Alla faccia di chi ci vuole male».
La location tra luci e ombre Gli spalti delle Mura hanno accolto senza grandi problemi gli oltre 55mila spettatori, ma le proteste non sono mancate. E queste riguardano soprattutto il fatto che in fondo al prato il pubblico non vedeva bene il palco. Un qualcosa abbastanza preventivabile a fronte di eventi di questa portata e, del resto, i maxischermi ci sono per poter assistere al concerto. Anche in questo caso, comunque, le voci sono discordanti: stando nello stesso punto, per chi si è detto scandalizzato dal fatto che non si vedesse il palco, c’è chi si è detto più che soddisfatto della location. Forse anche questo è un aspetto da mettere nel conto a fronte di eventi di questo genere. Quella che, invece, sembra essere una delle ‘mancanze’ vere è stata quella legata ai bagni chimici, forse troppo pochi e dislocati in maniera non funzionale. Forse quella è stata la sola vera mancanza organizzativa.
Il piano del traffico Nonostante le forti perplessità della vigilia, il piano del traffico studiato dal Comune di Lucca ha funzionato alla perfezione. Le chiusure graduali hanno permesso di non creare troppi disagi alla cittadinanza, ma soprattutto, nonostante una parte di circolazione fosse completamente interdetta, non si sono avute code, file o rallentamenti. La circolazione è stata sempre sufficientemente fluida e scorrevole. Qualche rallentamento è stato registrato solo alla fine del concerto, per far defluire gli spettatori che tornavano a casa, ma si parla di un disagio durato una quindicina di minuti.
Codacons vs D’Alessandro e Galli Ovviamente non è mancata mai la polemica. E, anche questa volta, a scendere in campo è Codacons che ha allo studio un’azione collettiva per conto di tutti gli spettatori del concerto che hanno avuto problemi di visibilità del palco a causa delle strutture varie – torri delle luci in primis – che impedivano di vedere il palco a chi si trovava nel prato B. Mimmo D’Alessandro, patron del Lucca Summer Festival, ha risposto in prima battuta, rispondendo alle domande de Il Tirreno di oggi, che il Codacons in questo tipo di azione cerca una sorta di visibilità personale e che, per quanto concerne gli spettatori, questi sapevano che stavano acquistando il biglietto al prezzo più basso con tutto quello che comporta. Pronta la controreplica del Codacons che ha etichettato la risposta di D’Alessandro «scandalosa» e annuncia di voler intraprendere un’azione di ricorso e la verifica del rispetto delle norme contrattuali.