Premetto di essere una capra sulla materia.
Mai stato un appassionato di motori: sono, probabilmente, l’unico esemplare della mia generazione a non aver mai rettificato il Vespino 50 (nemmeno con la celeberrima marmitta Proma).
E anche come tifoso, ammetto di valere pochissimo. La passione per la Formula 1 finisce quel sabato di tanti anni fa, quando il Tg2 delle 13,30 annuncia che Gilles Villeneuve è morto durante le prove del GP del Belgio. Poi, un po’ di sussulti per Senna, per Schumi, per i duelli Rossi-Biaggi. Basta così.
Però capitano giornate come ieri. Che l’onnipresente pallone smette di rotolare e ti capita di sentir suonare un paio di volte l’inno di Mameli, che in questi tempi disastrati rimane un bel sentire… Anche se la Ducati è diventata tedesca e la Ferrari non si sa cosa l’abbiano fatta diventare Marchionne e i suoi manager.
In ogni modo, sia la Ferrari, sia la Ducati, sia Valentino Rossi restano roba nostra, al di là dei domicili fiscali: e così continuano a pensarlo, vivaddio, i milioni di appassionati.
Confesso che (oltre a Rossi) ho parteggiato a lungo per Andrea Dovizioso, che nessuno alla vigilia accreditava molto. Gli stessi (bravissimi) telecronisti stavano sul chi vive, quasi scuotendo il capo e sussurrando “dura minga”… E invece Dovizioso (e Iannone) non mollavano di un centimetro, resistevano giro dopo giro e sul rettilineo era una goduria vedere la Ducati che sulla velocità pura (l’essenza delle corse) sverniciava di brutto le colleghe giapponesi.
Poi, come al solito, ho parteggiato per i piloti. Nessuno escluso, compreso quello che è arrivato ultimo staccato di tre giri.
Perché il pilota di moto mi piace, mi affascina. Mi ipnotizza, anche.
Lo considero l’ultimo vero sportivo autentico in questo mondo di campioni multimiliardari…. È un concetto già ribadito più volte: questa gente la vedo cavalleresca e competitiva. Audace e romantica. Guadagnano soldi a palate ma danno sempre l’impressione di divertirsi un mondo, e che per quella passione correrebbero anche gratis: pronti addirittura a rischiare la vita per un sorpasso al limite o per una staccata due metri dopo il rivale. E mi viene in mente Simoncelli, ma anche il povero, carissimo Antonelli.
Ci sono assi del football che per un pugno di spiccioli in più non si farebbero scrupoli a scendere in seconda categoria, se arriva il Ponte a Tressa con l’offerta giusta… Se invece arriva la scuderia dello sceicco miliardario, ma ha una moto scadente, sono altresì convinto che Marquez, o Dovizioso, o Jorge Lorenzo non ci pensano su nemmeno un attimo, e la rispediscono al mittente. E lo farebbero anche se mettessero sul piatto una miniera d’oro.
Ed è questo l’aspetto che mi fa amare e rispettare questi ragazzi… anche se non sono un grande tifoso. E non riconoscerei Iannone o Dovizioso nemmeno se me li trovassi vicini di fila al banco gastronomia del supermercato.
Ma per ieri, grazie davvero.