Essere soci di banca Mps piace. A molti. Ma si tratta adesso di decidere chi è disposto a dare di più ed a chiedere di meno in termini di poltrone e potere. Però le banche creditrici devono dare alla svelta la liberatoria sulle azioni destinate alla vendita (e sulla conseguente destinazione dei ricavati), per non far subire alla Fondazione danni economici.
 
Stile felpato ma fermo Lo dichiara con stile felpato, ma fermo, il presidente della Fondazione Mps, Gabriello Mancini, al termine di un’altra giornata movimentata per il suo ente. «La Fondazione confida che a tale accordo sulla liberatoria si giunga in tempi stretti, per consentire il buon esito dell’operazione e non subire eventuali danni economici». Nella nota, diffusa nel tardo pomeriggio di ieri, lo stesso Mancini ricorda, infatti, che «la Fondazione Monte dei Paschi prosegue nelle trattative per la rinegoziazione del debito con le dodici banche creditrici. Trattative che hanno come condizione essenziale per pianificare una riduzione dell’attuale debito la cessione di un pacchetto di azioni di Banca Monte dei Paschi fino al tetto massimo del 15% del capitale». Con l’obiettivo di rimanere almeno sopra il 33,5 % del capitale.
 
Tanti pretendenti soci È, infatti, certo che in molti hanno bussato alle porte di Palazzo Sansedoni per offrirsi quali soci della banca: titolari di fondi di private equity  (Equinox e Clessidra) ma anche famiglie clienti di Mps e imprenditori interessati a investire. Un lavoro che da qualche settimana sta portando avanti in giro per l’Italia anche l’ex dg di Mps, Antonio Vigni, su incarico della stessa Fondazione. Insomma, quel 15% di azioni fa gola a molti e si tratta di scegliere in tempi rapidi «l’offerta più vantaggiosa». O, per meglio dire, le offerte, visto che a Siena (Comune e Provincia) piacerebbe una sorta di “azionariato diffuso” piuttosto che un unico e ingombrante socio. Anche per questo ad esempio Salvatore Mancuso, ex presidente di Banco di Sicilia e titolare del fondo Equinox, che si era dichiarato interessato ad acquisire il 12% delle azioni in cambio della scelta del presidente della banca, è stato liquidato dal sindaco di Siena, Franco Ceccuzzi, con un «per parlare con me prima prenda il numerino» (leggi). Dunque, in merito alla cessione delle azioni, continua Mancini «la Fondazione sta valutando attentamente le varie possibilità, con l’unico obiettivo di scegliere quelle più vantaggiose».
 
Piccoli soci crescono Merita di essere segnalata, tra le nuove possibilità di piccoli soci “forti”, la nascita dell’Associazione Piccoli Azionisti “Per il Buongoverno del Monte dei Paschi”, tenuta a battesimo proprio ieri, 29 febbraio, a Palazzo Patrizi, alla presenza di moltissimi cittadini tra cui molti dipendenti-azionisti di Banca MPS; in particolare, dicono, erano presenti anche molte persone che mai prima avevano preso parte prima ad incontri del genere (l’Associazione è stata promossa dall’Osservatorio Civico sul Monte dei Paschi). Mentre oggi anche i sindacati dei bancari rispolverano l'associazione dei dipendenti azionisti «al fine di garantire un ruolo attivo per i Lavoratori del Gruppo nella determinazione degli equilibri proprietari» (leggi)
 
Impazza il toto nomine Intanto, continua ad impazzare sui giornali il totonomine. Ieri il Sole24Ore ha lanciato nella mischia il nome di Divo Gronchi, una vecchia conoscenza a Siena dove è stato per quarant’anni fino alla carica di direttore generale prima di lasciare il posto a De Bustis nel 2000. Troppo acqua sembra passata da allora sotto i ponti di Rocca Salimbeni ma il nome intanto ha cominciato a correre insieme a quello di Alessandro Profumo da giorni candidato in pectore del Sindaco Ceccuzzi e del Presidente della Provincia Bezzini (così si dice, almeno). Questo pomeriggio (ore 17), ad esempio, a Milano ad un convegno della Bocconi lo stesso Profumo si incontrerà con importanti dirigenti di Banca Mps, chissà se parleranno di futuri board o solo di Basilea III (scarica il programma).
 
Tre uomini e una banca Tra le altre ipotesi in campo anche quella di un rientro dello stesso Giuseppe Mussari, magari nel ruolo di Amministratore Delegato invece che di presidente, con Viola che rimarrebbe al suo posto di Direttore Generale e magari Profumo alla presidenza. Sulle colonne de La Nazione di Siena per ben due volte il caposervizio Tommaso Strambi ha sostenuto nei suoi documentati editoriali che Comune e Provincia hanno insistito perché Mussari rimanesse al suo posto. Più che una notizia sembrava un preciso messaggio a tutti. Insomma, potrebbe realizzarsi una sorta di troika al comando per far uscire dall’angolo la banca più antica del mondo. Tre uomini e una banca, appunto, per garantirne la senesità (Mussari) la solidità (Viola) e la competitività nazionale e internazionale (Profumo). Ma bisogna far presto. Si punterebbe, infatti, a chiudere la lista per il nuovo consiglio di amministrazione entro la metà di marzo. Non c’è tempo da perdere.

Le dimissioni di Mussari da Abi Intanto, in mattinata, Giuseppe Mussari e il Comitato di presidenza dell'Associazione bancaria italiana (Abi) hanno rassegnato le dimissioni per protestare contro la norma contenuta nel Decreto legge sulle liberalizzazioni, e mantenuta nel maxiemendamento presentato dal Governo, che taglia le commissioni bancarie. Ad annunciarle lo stesso presidente di Banca Mps nel corso di una conferenza stampa in cui ha criticato la norma che rende nulle le commissioni bancarie sulle linee di credito: «è la goccia che ha fatto traboccare il vaso», ha detto Mussari.