«Nessun rischio sanitario grazie al protocollo operativo per il ricevimento dei gruppi di migranti in entrata nel territorio dell’Azienda Usl 5 di Pisa, attuato per tutelare la loro salute e della popolazione residente». Lo afferma in una nota l’Asl pisana intervenendo dopo la denuncia del direttore del parco regionale di San Rossore Andrea Gennai, di false notizie rilanciate sul web circa eventuali pericoli di contagio del virus dell’ebola per i migranti ospitati in alcune strutture dell’area protetta.
Il direttore Gennai: «Notizia priva di ogni fondamento» Alcune scolaresche hanno, infatti, annullato le loro visite al parco di San Rossore, a Pisa, dopo avere appreso da articoli pubblicati su un blog, che alcuni migranti recentemente sbarcati a Lampedusa e poi ospitati presso una struttura della Tenuta pisana potrebbero avere contratto l’ebola. «Si tratta di una notizia completamente destituita di fondamento» precisa Gennai. Finora sono state una decina le cancellazioni decise da altrettante scolaresche toscane ma nel conto, secondo i dirigenti dell’area protetta, bisogna mettere le mancate prenotazioni proprio in virtù della diffusione di queste false notizie rilanciate anche dai social network. Tutto nasce, spiega Gennai, da «un accenno, oltre un mese fa, a qualche linea di febbre e a condizioni fisiche comprensibilmente debilitate di qualche profugo» poi trasformato «in un allarme generalizzato e assolutamente ingiustificato sulla presenza e sul rischio di diffusione di una presunta epidemia di ebola sul territorio italiano». Per il direttore si tratta di «ignoranza, pregiudizio e razzismo» che fanno «emergere il peggio del web e dei social network» e contro cui non bastano le rassicurazioni. «Tuttavia io non muoverò un dito – conclude Gennai – per mandare via prima del tempo questi ragazzi del Mali, dai sorrisi splendidi che scaldano il cuore, che in occasione del primo maggio hanno dato un grandissimo aiuto a pulire la Tenuta dai rifiuti lasciati dai ‘civili e sani’ turisti».
Il protocollo della Asl «E’ una procedura concordata – spiega l’Asl – che prevede l’intervento dell’azienda entro le prime 24 ore dalla ricevuta comunicazione, da parte delle strutture preposte, di nuovi arrivi: tramite i servizi territoriali si procede all’invio di un medico della guardia medica, appositamente formato dal punto di vista linguistico e da quello professionale per la parte infettivologica, per visitare tutti i soggetti prima dell’invio alle sedi di destinazione. Questa prima visita medica, che avviene direttamente in aeroporto mediante strutture mobili fornite dalle associazioni di volontariato e dalla Croce Rossa, è finalizzata all’individuazione di eventuali patologie infettive (cutanee e/o polmonari), secondo i criteri definiti nel protocollo operativo di sorveglianza sui migranti elaborato dal ministero della Salute». Successivamente, conclude l’Asl, i migranti «vengono sottoposti ad esami diagnostici, sempre tesi all’esclusione o all’individuazione precoce di patologie infettive» e «il protocollo stabilisce inoltre una procedura di monitoraggio mensile, utile a controllare l’andamento dell’attività e segnalare eventuali criticità»