False borse Hermes che, però, fornivano un guadagno ben più che reale pari a 13 milioni. E’ l’evasione scoperta dalla Guardia di Finanza di Firenze ad opera di un imprenditore di Campi Bisenzio che  non ha dichiarato redditi per 10,7 milioni di euro, non versando Iva per 2,3 e Irap per 404.000 euro.

L’attività illecita Produceva borse contraffatte di alta qualità a marchio Hermes e le rivendeva in Italia e all'estero con fatture intestate a persone inesistenti e di importo inferiore a quello delle reali transazioni, facendole figurare come prodotti di normale pelletteria piuttosto che della costosa griffe. La Finanza ha accertato che dal 2008 al 2010 l’imprenditore ha prodotto 4.848 borse false, per un reale volume d'affari di 13 milioni di euro a fronte dei 3 dichiarati. In base a quanto spiegato dalle fiamme gialle, l'evasione fiscale e' stata scoperta a seguito delle indagini che lo scorso luglio portarono all'esecuzione di sei ordinanze di custodia cautelare (tre in carcere e tre domiciliari) nei confronti dell'imprenditore, della moglie, del figlio, della nuora e di due acquirenti abituali, tutti indagati per associazione a delinquere finalizzata alla produzione e commercializzazione di prodotti contraffatti e per ricettazione. A seguito dell'accertamento fiscale, l'imprenditore e' stato denunciato per infedele dichiarazione dei redditi.

Il traffico Dalla documentazione contabile sono emerse cessioni all'estero (Hong Kong, Thailandia, Taiwan, Belgio, Bulgaria, Usa) e in Italia (Milano e Prato). Le esportazioni all'estero, mai avvenute realmente, servivano unicamente ad accompagnare la merce venduta, celando i reali destinatari. Le borse contraffatte, soprattuto i modelli “Birkin” e “Kelly”, venivano realizzate con pellame e minuteria metallica di prima qualità. In alcuni casi i fornitori delle materie prime erano gli stessi dell'azienda “Hermes Paris”. I prezzi variavano dai 2.500 euro per le borse in pelle di vitello ai 6.850 per quelle realizzate in struzzo, l'accertamento ai fini fiscali ha ora permesso di constatare che la vendita delle borse e' avvenuta con fattura ma ad un prezzo sensibilmente inferiore rispetto a quello reale.

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