Quattordici indagati per bancarotta fraudolenta nel crac dell’inceneritore di Scarlino: sono manager e consulenti della società di gestione dell’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti. È questo il bilancio dell’inchiesta della Procura di Grosseto, emersa in un’udienza davanti al giudice fallimentare dov’era previsto il voto dei creditori di Scarlino Energia srl a un piano di concordato preventivo. Il giudice però ha dovuto rinviare l’udienza al 14 luglio per decidere su un’istanza della stessa procura che ha chiesto il fallimento della società, oberata da debiti per decine di milioni.
Le indagini In base a indagini della Gdf, ai Pm grossetani risultano atti compiuti in frode dei creditori, collegati a una valutazione non corretta dei cespiti e degli asset patrimoniali. Tra i 14 indagati ci sono membri del cda e del collegio dei revisori di Scarlino Energia, e consulenti. Indagato il presidente di Scarlino Energia, l’ex assessore regionale Moreno Periccioli. Alcuni indagati sono pure nel cda di Sei Toscana, gestore dei rifiuti nell’Ato Toscana Sud. La Procura di Grosseto ha presentato un’istanza di fallimento per Scarlino Energia perché ritiene insoddisfacente il piano di rientro coi creditori proposto al giudice fallimentare. In particolare, secondo quanto emerge, gli inquirenti avrebbero ravvisato per gli amministratori e i loro consulenti illeciti tali da formulare ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta e per aver attribuito alla società attività inesistenti così da influire su eventuali procedure di concordato o ristrutturazione aziendale.
La vicenda Nel 2013, con una scissione societaria, Scarlino Energia srl rimase come società di gestione, si accollò tutti i debiti e venne ‘svuotata’, mentre terreni e fabbricati dell’impianto passarono ad una nuova società, la Scarlino Immobiliare srl. Le due società vennero messe sotto il controllo di Scarlino Holding. Per dare patrimonio positivo alla nuova società immobiliare – che con patrimonio negativo non avrebbe potuto nascere -, il valore patrimoniale fu incrementato di una cifra che, secondo perizie, fu fissata intorno ai 22 milioni di euro rispetto ai valori del bilancio 2012. Un valore riferito a futuri redditi dati, negli anni successivi, dall’inceneritore. Ma questo valore poi fu di nuovo svalutato nel bilancio 2014. Secondo stime del Forum ambientalista della provincia di Grosseto, che è fra le parti offese dell’inchiesta dei Pm di Grosseto, la società dell’inceneritore di Scarlino aveva raggiunto oltre 65 milioni di debiti, «una cifra che forse pensavano di riprendere con le bollette agli utenti casomai l’impianto avesse funzionato – afferma Roberto Barocci, referente del Forum – ma l’impianto non è più efficiente». Negli ultimi anni, il termovalorizzatore di Scarlino è stato spento per tre volte, anche dopo sentenze del Consiglio di Stato, a causa di emissioni fuori norma. Anche così si sarebbero aggravati i conti della società di gestione.