“Expo 2015, a Milano i visitatori potranno assaggiare la carne di coccodrillo dallo Zimbawe, probabilmente anche sgranocchiare insetti, ma le porte saranno sbarrate per il porceddu sardo. Un divieto che lascia molto perplessi”. Lo ha ribadito, in occasione della riunione della federazione nazionale suinicola di Confagricoltura il rappresentante degli allevatori sardi, Pier Luigi Mamusa.

Questo paradosso, sottolinea Confagricoltura, colpisce un settore già in crisi: gli allevatori sardi sono già gravemente colpiti per il divieto di esportazione dei prodotti, ad ora al danno si aggiunge la beffa, negando anche la vetrina dell’Expo ad uno dei capolavori del made in Italy. “In Sardegna – continua Confagricoltura – ci sono 8mila aziende suinicole con standard di biosicurezza elevatissimi e certificati, riconosciuti come allevamenti modello. Ma non basta perché l’Italia continua a remare contro sé stessa. Continuano a vietarci di portare all’Expo i porceddu, sebbene termizzati, cioè precotti a 80 gradi”.

Il ministero della Salute ha bloccato la possibilità di commercializzare al di fuori dell’isola alcune tipologie di prodotti suinicoli, tra cui il porceddu, per l’annosa questione della peste suina africana presente, però, solo in alcune zone del territorio sardo. “Questa presa di posizione – conclude Confagricoltura – è in deciso contrasto con le norme che regolano la commercializzazione dei suini termizzati ed a lunga stagionatura che provengono da aziende certificate e controllate. Ribadiamo che si tratta di prodotti sani, sicuri e di alta qualità, che in Sardegna sono regolarmente consumati e non capiamo perché altrove non sia possibile”.