Mi dispiace, ma io ad Expo 2015 non ci credo.
Turisticamente parlando, s’intende. Nel senso che non ci credo che Expo 2015 poterà milioni di turisti in tutta Italia, pronti a partire da Milano per raggiungere decine di altri destinazioni.
E non ci credo, essenzialmente, per due motivi. Uno: brucia ancora sulla pelle la delusione per il Giubileo 2000, quando tutti avevano previsto milioni di pellegrini in giro per l’Italia e la maggior parte si recarono soltanto a Roma o in pochissimi altri luoghi di devozione. Due: perché chi viene a vedere l’Expo si prenderà 2-3 giorni per visitarne i padiglioni e per tornarsene a casa, soprattutto se arriva dall’Europa.
Non fareste lo stesso anche voi? Se ci fosse un Expo a Francoforte, per dire, quanti di voi andrebbero a vederlo, dicendo: «Massì, ormai che ci sono mi faccio 500 chilometri per andare ad Amburgo o 600 chilometri per andare a Berlino!». Certo, qualcuno ci sarà, ma pochi. Credo invece che la maggioranza – ed io fra loro – metterebbe in agenda due viaggi diversi: uno per l’Expo ed uno per un’altra città tedesca.
Va dato atto agli organizzatori dell’Expo di essere stati cauti e realistici nelle previsioni e dunque di non aver generato aspettative smisurate. L’obiettivo dichiarato è quello di arrivare infatti a 22 milioni di visitatori, di cui un terzo stranieri: circa 7 milioni di persone in 6 mesi. Flusso importante, sia chiaro, ma stiamo parlando dell’Italia, cioè di una meta che, pur con tutti i problemi che conosciamo, attira quasi 50 milioni di persone straniere ogni anno ed è logico pensare che fra i 7 milioni di visitatori ci siano anche una fetta non trascurabile che sarebbe venuta in Italia anche senza l’evento.
Cosa diversa – e la più importante, a mio parere – sarà quella di aumentare la capacità di attrazione verso le singole destinazioni italiane, con la realizzazione di padiglioni, stand, iniziative che diano ai visitatori (anche quelli italiani!) motivi concreti e stimoli nuovi per venire in Toscana o andare in Umbria o in Sicilia.
Una promozione innovativa, intelligente, social, ricca di contenuti concreti e non di immagini bellissime dietro le quali c’è il nulla, è la vera scommessa su cui misurare il successo (turisticamente parlando) di Expo 2015.