E’ passata più di una settimana da quando l’ormai ex residenza universitaria del Porrione a Siena è stata occupata, ma ancora non si intravede uno sbocco per la situazione. E’ atteso quello che, di fatto, potrebbe essere l’incontro decisivo: da una parte del tavolo i rappresentanti degli studenti, dall’altra la Fondazione Monte dei Paschi, proprietaria dell’immobile.
 
Le richieste Le associazioni studentesche che hanno aderito all’occupazione continuano a chiedere alle istituzioni che l’edificio non perda quella destinazione d’uso a carattere prettamente sociale. L’immobile infatti è dotato di un vincolo di utilizzo che lo predispone per questa esatta funzione: dovrebbe accogliere al suo interno le classi sociali più bisognose. I timori però è che questo vincolo venga rimosso da parte di Palazzo Sansedoni per essere reindirizzato verso scopi commerciali o comunque in grado di fruttare un ritorno economico alla Fondazione.
 
Questione trasporti A questo nella giornata di ieri si è intrecciato anche il problema della mobilità degli studenti senesi. Molti dei borsisti che sono stati allontanati da via del Porrione, infatti, sono stati spostati in zona Uopini-Tognazza, evidenziando quasi immediatamente una scarsità di mezzi di collegamento con la città. La tavola rotonda con istituzioni e rappresentanti degli studenti era incentrata proprio su questo punto; il risultato finale è stata la promessa di un potenziamento della linea negli orari notturni, oltre a un abbassamento della tariffa del biglietto.
 
Occupazione I ragazzi che ormai da una settimana vivono all’interno della ex Residenza (circa una ventina) hanno così ottenuto una prima piccola vittoria, anche se la strada per arrivare al bersaglio grosso è tutta in salita. Per il momento resistono in un ambiente ridotto ai minimi termini a causa del taglio delle utenze, che ha risparmiato solo poche stanze, tra cui l’ingresso in cui è stato organizzato uno spazio per il dibattito e il cineforum. L’assessore del Comune di Siena Anna Ferretti ha espresso la volontà di venire incontro alle esigenze degli studenti, cercando di intavolare un incontro con tutte le parti coinvolte, ma allo stesso tempo invitandoli a liberare i locali dell’ex residenza. Mario Dimonte e Fabrizio Diaferia sono due dei leader della Link e tra i fautori di questa iniziativa.
 
Come procede l’occupazione e quali sono le vostre aspettative?
Mario: «La situazione al momento è abbastanza tranquilla, pur all’interno di un quadro di grande complessità. Dopo una settimana siamo riusciti ad attirare l’attenzione non solo degli studenti ma anche della cittadinanza, ma c’è ancora molta strada da fare. Le nostre rivendicazioni sono state fatte con un tavolo tecnico con l’assessore Anna Ferretti nel quale abbiamo chiesto con forza che faccia da mediatore con Sansedoni, affinché non rivenda l’immobile cambiando destinazione d’uso. La nostra richiesta è che questo stabile sia usato per gli studenti, i giovani, i precari e per quelle fasce della popolazione che vivono il dramma di questa crisi economica. Abbiamo detto che l’unico modo che l’occupazione termini è che non solo Palazzo Sansedoni faccia uscire l’azienda per il diritto allo studio fuori da questa contesa istituzionale ma che ridiscuta anche i termini di utilizzo di questo bene, che è di tutti e dovrebbe rientrare negli scopi sociali dello Statuto della Fondazione. Ci sono già tante famiglie, tanti ragazzi e lavoratori che ne avrebbero bisogno».
Fabrizio: «Ci siamo mossi nel contesto in cui stiamo vivendo, in cui sono stati resi esecutivi cinquecento sfratti per morosità; questo evidenzia la difficoltà per le famiglie e i più bisognosi nell’avere un tetto sopra la testa».
 
Siete reduci dal tavolo con l’assessore ai trasporti, le vostre sensazioni?
Mario: «Come Link Siena avevamo fortemente voluto questo tavolo con l’assessore Maggi, già prima dell’occupazione. La sensazione è di chiaro-oscuro: da una parte c’è il dato positivo che il tema dei trasporti viene finalmente trattato a livello istituzionale, un problema reale che viene affrontato con chiarezza e in modo aperto; un altro aspetto positivo è che finalmente tutti i soggetti dialogano, a partire dal Comune fino ad arrivare alla Tiemme, dispiace per l’assenza dell’università degli Stranieri. Ci è stato detto che le risorse sono poche, ma per noi queste risorse devono essere trovate laddove negli anni passati sono state spese anche per cose inutili. La parte più in ombra di questo tavolo però è che il servizio resta ancora scadente, si è discusso di tante cose ma di poche veramente concrete».
 
Come pensate che possa finire questa occupazione?
Fabrizio: «Il nostro progetto ha bisogno di grande responsabilità dal punto di vita politico e amministrativo, non solo da parte di chi possiede l’immobile, ma anche da parte di chi gestisce la città. Ci troviamo all’interno di una crisi economica, ormai già diventata una crisi sociale, la necessità è che non ci sia un cambio di vincolo dell’immobile e che soprattutto si avvii una progettualità che vada oltre la semplice ristrutturazione dell’edificio. Ci deve essere un impegno preciso per avviare un progetto vicino all’impegno sociale».