«Ero in Guadalupe, sulla nave Costa Luminosa quando il 13 gennaio 2012 mi chiamò il direttore generale Gianni Onorato, circa alle 22.30 ora italiana. Lui era in montagna con la famiglia. Mi disse che lo avevano informato che Costa Concordia aveva urtato una roccia al Giglio, aveva la voce di una persona in apprensione. Mi è caduto il mondo addosso, ero lontano e non avevo informazioni». È la testimonianza dell'ex presidente e ad di Costa Crociere spa Pier Luigi Foschi, alla ripresa del processo di Grosseto sul naufragio della Costa Concordia dove è imputato Francesco Schettino. Foschi all'epoca ricopriva entrambe le cariche nella compagnia. «Mi recai subito al comando della nave, dove c'era Garbarino, chiesi dov'era l'Isola del Giglio, abbiamo consultato insieme le carte nautiche che avevamo e l'Ais su Internet per rintracciare la posizione della nave, c'è stato un periodo convulso di 40-50 minuti, dimenticai il telefonino in cabina». Poi, ha ricordato Foschi rispondendo alle domande del Pm Alessandro Leopizzi, «chiamai Onorato, ma non sapeva molto, e poi il vicepresidente esecutivo Manfred Ursprunger. Erano circa le 23 e lui mi disse che lo sbarco era praticamente terminato e che a bordo c'era solo l'equipaggio. Poi Ursprunger mi richiamò chiedendo scusa per le informazioni sbagliate che mi aveva dato prima dicendomi che l'inclinazione della nave era superiore e che lo sbarco dei passeggeri non era ancora terminato. Mi cadde il mondo addosso per la seconda volta».
 
La testimonianza di Foschi Costa Crociere, con un'inchiesta interna, «incentrava sulla responsabilita' del comando della nave, della conduzione della navigazione» da parte di Francesco Schettino la causa del naufragio della Concordia all'Isola del Giglio, «e anche io il 16 gennaio 2012 in una conferenza stampa indicai la responsabilità del comando della nave, in base all'assunzione delle prime informazioni. La società – ha proseguito Foschi – non ritenne adeguati i tempi di risposta a bordo. Altresì le informazioni avute dall'unità di crisi non potevano consentire suggerimenti migliori di quelli che furono dati a chi era sulla nave. Come azienda – ha risposto ancora Foschi – non abbiamo intravisto nulla che potesse far scattare provvedimenti disciplinari, inoltre l'unità di crisi non può imporre le decisioni. Non ho mai parlato con Schettino durante quel periodo di tempo nè successivamente. Venne fatta una valutazione interna che per Schettino evidenziò aree di miglioramento e altre aree che davano sufficiente conforto sulle capacità del comandante stesso. Quanto al naufragio – ha ricordato ancora Foschi – furono prese alcune decisioni, si sono evolute delle cose, abbiamo cominciato a concepire un sistema elettronico di monitoraggio della rotta, ciò ha creato la necessità di avere persone preposte a questo».