FIRENZE – Il futuro dell’ex Gkn resta tutto da scrivere. Sempre che un futuro ci sia, perché le indicazioni che arrivano dal tavolo del Mise sono tutt’altro che positive.
“Continuo ad essere assolutamente convinto che ci debba essere un futuro industriale per quel sito, e per questo ho ritenuto di tentare tutte le strade possibili per arrivare a una mediazione che ci aiuti a fare i conti con la realta’. Proviamo a fare un passo in avanti”, ha affermato Valerio Fabiani, consigliere per il lavoro e le crisi industriale del presidente Eugenio Giani.
Lo stesso delegato però ha anche ammesso che “per stessa ammissione dell’azienda, il piano industriale non può essere messo sul tavolo. L’assenza di questo elemento impedisce al momento il possibile intervento di Invitalia e al contempo non consente il confronto necessario per l’ammortizzatore. In queste settimane poi abbiamo anche saputo che Qf è uscita dal Consorzio Iris Lab”.
Il consigliere ha ricordato che ieri, in riunione con sindacati, RSU, istituzioni organizzata nello stabilimento di Campi Bisenzio (Firenze), l’azienda ha comunicato che c’è bisogno di intervenire sull’ accordo di gennaio, per prolungare la cosiddetta ‘fase ponte’. “Noi, nel tentativo di mediazione, ci siamo detti disponibili a portare questa richiesta qui oggi, al tavolo Mise, ma abbiamo detto che la fase ponte oltre a cambiare nei tempi deve cambiare anche nel metodo”, ha spiegato Fabiani. “L’azienda – ha aggiunto il consigliere – si deve mettere realmente a disposizione di un progetto collettivo, con la regia delle istituzioni, anche relativamente a un’attività di advisoring di supporto e scouting finalizzata all’individuazione di ulteriori possibili investitori”.
Per il delegato bisognerebbe “recuperare uno spirito diverso: certo si tratta di capire se c’è effettivamente la volontà, che da parte nostra non è mai mancata. Nel confronto di ieri non ci siamo limitati a esprimere richieste, abbiamo anche provato ad assumerci le nostre responsabilità e perfino quelle che poi, in fondo, tutte nostre non sono. Ci attendiamo che lo facciano anche l’azienda e naturalmente il Mise. La situazione è preoccupante”.