Una notizia che lascia allibiti: 30 milioni di euro evasi nella Provincia di Arezzo. È questo l’esito delle ultime indagini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Arezzo. Per comprendere la realtà aretina e questa evasione di proporzioni nazionali, abbiamo intervistato il Colonnello Andrea Tesi, Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Arezzo. «Negli ultimi anni ci stiamo impegnando molto nell’evasione fiscale, in una economia globalizzata come la nostra casi come questi sono sempre più all’ordine del giorno. Parliamo di cinque operazioni internazionali – ha dichiarato il Comandante Tesi – le più rilevanti condotte nel 2015 in Provincia di Arezzo. Si tratta di esterovestizione societaria, cioè di produzione di redditi nel nostro paese ma che su carta, da un punto di vista dichiarativo, vengono denunciati all’estero, in un Paese con una minore pressione fiscale rispetto al nostro. Si costruiscono delle società che formalmente operano in altri Paesi ma che in realtà producono redditi in Italia, attraverso delle sedi fittizie, dette anche sedi cartolari. In passato queste sedi erano collocate per lo più nei famosi paradisi fiscali. Oggi invece, come ci dimostrano questi episodi aretini, la esterovestizione va fortissimo anche nei paesi europei, come Irlanda, Gran Bretagna ma anche Tunisia: tutte realtà dalla fiscalità favorevole rispetto alla nostra».
Arezzo: cinque operazioni per 30 milioni di imposte evase Stiamo parlano di tre aziende solo formalmente di diritto tedesco – due commercianti di auto usate provenienti dai Paesi Europei ed un tour operator – insieme ad una azienda di confezioni con sede formale in Tunisia e una società, caso a parte, con sede fittizia ad Arezzo e coinvolta in una maxi frode dell’IVA intracomunitaria. «Un caso particolare, uno dei meno frequenti è quello del tour operator tedesco – spiega il Comandante Tesi –. Questo tour operator esisteva davvero e lavorava in Germania, però aveva un ramo d’azienda operante in Italia, del tutto indipendente dalla casa madre. Questo ramo d’azienda era un società autonoma a tutti gli effetti , produceva redditi in Italia, prendeva decisioni e procacciava clienti autonomamente, per un giro di affari milionario». Il successo di questo business era dato dal prezzo dei pacchetti vacanza venduti. Ad una cifra incredibilmente conveniente, molti turisti stranieri compravano vacanze in Italia. Questo business strutturato in Italia era florido, ma l’Italia non ne ricavava alcunché in termini fiscali. Questa azienda pagava sì le tasse, ma avendo una sede fittizia all’estero ne pagava circa 7-8 punti percentuali in meno rispetto all’Italia. «È una sorta di concorrenza fiscale che tutt’ora esiste in Europa – ha dichiarato il Comandante Tesi – dato che l’Unione Europea non ha ancora armonizzato i sistemi fiscali. È legittimo andare a produrre in altri Paesi, ma non si tratta di questo. Si tratta di uno spostamento fittizio per pagare meno tasse. Con queste esterovestizioni non ci occupiamo solo del l’erario, ma tuteliamo le aziende italiane che competono nel mercato internazionale in condizioni più difficili degli imprenditori stranieri. È questo il valore aggiunto del nostro lavoro».
Come si mette in pratica questo tipo di truffa? «Dal punto di vista tecnico è davvero molto semplice – spiega il Comandante Tesi. Ci sono agenzie che forniscono una sede legale, una casella postale e perfino una segretaria che risponde al telefono. Servizi semplici, che si fanno pagare molto cari. Non ci vuole una particolare maestria, si tratta solo di non avere troppi scrupoli».
Arezzo: patria dell’esterovestizione societaria«Quello che noi vediamo è solo la punta di un iceberg. Arezzo è una delle provincie toscane e italiane più vocata all’esportazione, grazie anche al settore trainante dell’oro e dei metalli preziosi, del tessile e del calzaturiero con i suoi importanti distretti nel Valdarno e nel Casentino. Questi consolidati contatti con l’estero, grande punto di forza dell’economia aretina, possono tentare qualche furbone a provare la strada della esterovestizione societaria. Il fenomeno è in costate crescita, per questo intensificheremo le nostre attività investigative. Non è solo una questione di legalità, ma anche di giustizia. I nostri imprenditori che pagano le tasse in Italia, e con fatica lavorano e fanno lavorare tanti italiani, non devono essere minati da queste pratiche sleali».