FIRENZE – I primi a essere sorpresi sono i dirigenti di Irpet. “Non ce lo aspettavamo”, ha detto Mauro Quercioli, presidente del Comitato di indirizzo, durante la presentazione del rapporto economico regionale.
Nel 2022, tra guerra e pandemia, la Toscana il Pil è cresciuto del 3,9%, rispetto a una media nazionale del 3,5%, registrando comunque una flessione dopo l’estate. I fiori all’occhiello sono stati la produzione industriale, le esportazioni e anche il mercato del lavoro. Nei primo nove mesi del 2022 la produzione industriale è cresciuta del 3,4% e l’export ha segnato addirittura un +7,3%, confermando la vocazione internazionale dei prodotti toscani.
Buoni i risultati dei livelli occupazionali, che hanno superato anche quelli pre-pandemia: +4,6% nel periodo gennaio-ottobre e +6,5% rispetto al 2019. In particolare sono aumentati i contratti a tempo indeterminato: le stabilizzazioni tra gennaio-ottobre sono state 45mila, il valore più alto dal 2019.
“È un dato molto positivo – ha affermato il presidente regionale Eugenio Giani – è una Toscana avanguardia di un’Italia che si è posizionata in modo migliore rispetto alle aspettative che avevamo quando nel febbraio del 2022 abbiamo visto scoppiare la guerra e quindi registrato l’aumento del costo delle materie prime e dell’energia. Poi ci sono le potenzialità che derivano dagli investimenti del Pnrr che per la Toscana significa più di 4300 progetti, quindi un volano in chiave keynesiana che può attivare crescita di occupazione e fatturato”.
Il rovescio della medaglia è nell’inflazione, i prezzi sono aumentati del 7,8%, e nel caro-energia, con le imprese che complessivamente hanno visto crescere le bollette di 4,2 miliardi. Stabile l’area di povertà, stimata al 4,2%, con 14 famiglie su 100 che si considerano povere (erano 12 nel 2021). La svolta per il 2023 può arrivare dal Pnrr, grazie a cui a fine 2022 si contavano 4.326 progetti attivati per un totale di 4,95 miliardi di euro complessivi. Il 71% delle risorse è destinato a spese per opere pubbliche, gli incentivi a imprese e contributi sono il 16%, il restante 13% a spese per l’acquisto di beni o servizi.
Per quanto riguarda il futuro, Irpet stima un aumento del Pil dello 0,6% (+0,4% per l’Italia) per l’anno in corso e una crescita nel biennio 2024 e 2025 rispettivamente dell’1,3 e dell’1,2%,