Una disciplina più organica e completa per gli operatori toscani del comparto vitivinicolo, declinata sui principi statali e che valorizza l’identità toscana, dando forza ai territori. E’ questo l’indirizzo della legge sull’enoturismo, che è stata approvata, con voto favorevole all’unanimità, in Consiglio regionale toscano. Come ha spiegato il presidente della commissione Sviluppo economico e rurale Gianni Anselmi (Pd), che ha illustrato l’atto in aula, la legge regionale di modifica si è resa necessaria per adeguarsi alle novità della normativa statale in materia di enoturismo. Sono disciplinate, ha ricordato Anselmi, «tutte le attività di conoscenza del vino espletate nel luogo di produzione, le visite nei luoghi di coltura, di produzione o di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione della vite, la degustazione e la commercializzazione delle produzioni vinicole aziendali, anche in abbinamento ad alimenti, le iniziative a carattere didattico e ricreativo nell’ambito delle cantine e dei vigneti».
Un albo degli operatori La legge stabilisce le modalità di avvio dell’impresa, chi sono i soggetti che possono fare enoturismo, i requisiti degli operatori e i requisiti e gli standard minimi di esercizio. E’ costituito anche un albo degli operatori, mentre il compito di effettuare controlli e applicare sanzioni viene demandato alla Regione. Si prevede, ad esempio, che oltre all’imprenditore agricolo singolo o associato che svolge attività di vitivinicoltura, possano avviare l’attività anche i comitati di gestione delle Strade del vino, le cantine sociali cooperative e i loro consorzi e i Consorzi di tutela dei vini a denominazione e indicazione geografica. Tra i requisiti e gli standard minimi di qualità per svolgere le attività di enoturismo, si chiede un’apertura annuale di un minimo di tre giorni a settimana; strumenti per la prenotazione delle visite; materiale informativo sull’azienda e sui suoi prodotti, stampato in almeno tre lingue; ambienti dedicati all’accoglienza; attività di degustazione del vino all’interno delle cantine e delle aziende agricole. «Si tratta di un settore di assoluta rilevanza in Toscana – ha detto Anselmi – , che con il Piemonte condivide il primato italiano dell’enoturismo, non solo dal punto di vista economico, ma anche perché contribuisce al livello di qualità con cui i nostri territori vengono percepiti».
Consenso unanime Voto favorevole è stato annunciato da Luciana Bartolini (Lega). «Il vino è un’eccellenza della Toscana –ha spiegato la consigliera – e chi vi opera deve poter contare su percorsi più semplici, così come le cantine devono poter stare aperte tutto l’anno. Con questa proposta di legge – ha proseguito – si sono messi alcuni punti fermi, come, ad esempio riguardo alla preparazione degli addetti, assolutamente necessaria in questo settore». Massimo Baldi (Iv) ha annunciato il voto favorevole del suo gruppo. «Una legge positiva, che apre a un processo di destagionalizzazione dell’enoturismo e a un inquadramento operativo meno restrittivo» ha detto il consigliere. Secondo Baldi «la Toscana ancora soffre di difficoltà di accesso a molti luoghi di produzione del vino, e finalmente questo atto dà gambe allo sviluppo economico e disciplina il settore tutelando la qualità». Per Tommaso Fattori (Sì-Toscana a Sinistra) «è importante tutelare la qualità, ed è importante fare attenzione, affinché l’enoturismo non schiacci l’identità dei luoghi ma la salvaguardi, privilegiando ritmi lenti e la conoscenza del territorio. Un equilibrio difficile da trovare, ma necessario per evitare stravolgimenti e parchi giochi». In conclusione, l’assessore all’Agricoltura Marco Remaschi ha sottolineato «il buon lavoro fatto in Commissione su questa legge, che permette di disciplinare tutti i temi fondamentali del settore. Da tempo riceviamo input dagli addetti ai lavori – ha proseguito Remaschi – per valorizzare l’enoturismo, per introdurre iniziative didattiche e di altro tipo. Si tratta di una normativa che offre grandi opportunità, non solo per lo sviluppo turistico ma anche, ad esempio, per la possibilità di fare vendita diretta da parte di piccoli produttori».