Le centrali Enel di Genova, Bari e Livorno «non sono più pensabili come siti produttivi, perché si trovano dentro agglomerati urbani, quindi non c’è possibilità di riconversione a nessuna tecnologia: faremo quindi partire processi di dialogo con il territorio». Lo ha annunciato l’ad Francesco Starace nel corso di un’audizione alla commissione Industria del Senato, entrando nel merito dei progetti sulle 23 centrali su cui devono essere prese decisioni perché non più sostenibili dalla società.
Il futuro degli stabilimenti Starace ha ricordato che «non c’è una strategia unica per tutte e 23 le centrali», che vengono divise in tre grandi gruppi: i siti in cui la produzione può andare avanti con una tecnologia diversa, quelli che non sono più pensabili come siti produttivi perché dentro agglomerati urbani (appunto Genova, Bari e Livorno) e infine i siti produttivi non all’interno di città ma che non hanno probabilità alta di continuare a produrre e su cui, ha detto Starace, «faremo partire concorsi di idee per vedere cosa si può fare creando occupazione al di là della produzione di elettricità, sfuggendo quindi al nostro oggetto sociale». In quest’ultimo caso, comunque, l’Enel potrebbe anche defilarsi, perché «non abbiamo l’arroganza di gestire tutto noi solo perché si tratta di siti antichi dell’Enel». A titolo di esempio, l’ad ha osservato che «c’è una grande ricerca di siti adatti a costruire data center: le centrali elettriche sono tipicamente buone per i data center». Comunque, ha concluso, «faremo comunicazioni molto specifiche sito per sito».