Ci sono un napoletano, un albanese, un lucchese, un fiorentino ed un portoghese. Potrebbe essere l’inizio di una barzelletta divertente ed invece sono le provenienze territoriali di una delle difese meno battute in Serie. Juve? Roma? Napoli? Lazio? No, Empoli. ‘Clamoroso al Cibali’, anzi bisognerebbe dire ‘clamoroso al Castellani’, quello che per tutti era sulla carta un pacchetto arretrato difensivo da barzelletta, ovvero Sepe in porta, Hysaj e Mario Rui esterni, con Tonelli e Rugani centrali, è diventata una linea Maginot quasi insuperabile, roba che ha mandato in tilt di fatto quasi tutti gli attacchi del campionato, tanto che la Juve l’ha battuta solo grazie ad una punizione di Pirlo, Destro del Milan lo ha fatto in sospetto fuorigioco, Klose ci ha sbattuto sopra, e Higuain ha ancora gli incubi quando pensa alle maglie azzurre empolesi.
Il sistema difensivo empolese Ma com’è diventato possibile che un reparto che sembrava a tutti forse il più fragile tecnicamente, ad eccezione del solo Daniele Rugani, che si dice da diverso tempo sia un predestinato in difesa del calcio italiano, sia assurto alle cronache come punto di riferimento, tanto che anche uno dei collaboratori tecnici del ct della Nazionale italiana Antonio Conte, Massimo Carrera, in visita due settimane fa al campo Sussidiario di Empoli, abbia dovuto prendere appunti in vista dei prossimi appuntamenti della rosa azzurra italiana? Il segreto ha provato a spiegarlo qualche settimana fa il vice allenatore della prima squadra calcistica della Valdelsa, ovvero l’ex centrocampista Antonio Martusciello. «Il lavoro che svolgiamo settimanalmente non è solo di grande applicazione tattica della nostra difesa ma comprende il coinvolgimento di tutta la rosa, non soltanto i possibili titolari – ha spiegato il primo collaboratore di Maurizio Sarri –. Ogni calciatore è preparato prima su ciò che fa la squadra in ogni frangente di gara, e poi anche su quello che fa l’avversario. La metodologia lavorativa è rigorosa, fatta di studi di filmati e tanto lavoro sul campo, ma è applicata alle caratteristiche di ogni nostro singolo calciatore. Se deve nascere un’occasione da rete per i nostri sfidanti, deve accadere solo per l’eccezionalità del rendimento del singolo, non per sbavature o mancate conoscenze».
Sacrificio collettivo per il bene comune Ecco che così perfetti sconosciuti o quasi, sono diventati un blocco unico, con Mchedlidze che si sente valorizzato a staccare di testa al 94’ nella propria area, e di contro Tonelli e Rugani sanno che hanno le spalle coperte se eseguono uno schema in attacco che può propiziare un gol. Il tutto, come diceva Martusciello, è valorizzato se c’è l’applicazione ed il sacrificio di tutti. Ecco perché Barba che ne gioca una si e quattro no, quando viene intervistato dice: «Siamo una grande squadra, è una gioia assoluta mettermi a disposizione di questo spogliatoio e venire già coinvolto nell’alta qualità dei nostri allenamenti». E a gennaio scorso, seppur contro voglia, l’Empoli ha lasciato partire Matteo Bianchetti, capitano dell’Under 21 di Gigi Di Biagio , che 4 mesi fa disse: «Quattro minuti non possono bastarmi per preparare bene il prossimo Europeo». Gli azzurri non sembrano aver sofferto dalla dipartita del centrale difensivo classe ’93 comasco che nel frattempo oggi gioca anche, ma naufraga nelle acque della mediocrità del campionato cadetto, mentre il muro empolese domenica, rimasto eretto davanti a gente come Dybala, Vasquez e Belotti, è a circa 12 punti da un traguardo, chiamato salvezza, che avrebbe il sapore della storia.