Una circolare del Ministero degli Interni fatta pervenire a tutte le prefetture della Regione ha comunicato che entro la fine di luglio arriveranno in Toscana altri 700 migranti sbarcati nelle ultime ore in Italia provenienti dai territori africani. Un numero così importante che mette a serio rischio il piano da tempo elaborato da istituzioni e forze dell’ordine toscana e che rende difficile una loro equa distribuzione nei già saturi luoghi di accoglienza. «Noi continuiamo a sostenere che esista un modello toscano, da salvaguardare – ha detto l’ex vicepresidente della Regione Toscana ed oggi assessore alla sanità Stefania Saccardi -. Abbiamo messo a disposizione come Regione e anche come sistema sanitario molte strutture inutilizzate per poter essere invece utilizzate per l’accoglienza profughi. Crediamo che il modello regga se ognuno fa la sua parte e se continuiamo a realizzare l’accoglienza in piccoli centri gestiti dal mondo dell’associazionismo e del volontariato e dalla cooperazione sociale con possibilità di realizzare in questo modo sia progetti veri di integrazione sia di evitare allarme sociale con le comunità. Prima della fine della legislatura la Giunta ha approvato una delibera con la quale abbiamo cominciato a mettere a sistema la possibilità per chi arriva di rendere attività volontarie verso le comunità che li ospitano, quindi questo può essere un buon segnale».
Far fronte all’emergenza immigrati Previste nuove normative per certi tipi di emergenze che saranno varate in riunioni del Consiglio regionale pre pausa estiva. «So che l’assessore Bugli sta portando in Giunta predisponendo una delibera che va a completare ciò che avevamo cominciato a mettere su questo fronte in campo, alla fine della scorsa legislatura – conclude Saccardi -. Noi ci auguriamo che nonostante questi numeri il sistema possa reggere. Questo presuppone che ognuno faccia la sua parte: chiedere sempre agli stessi comuni di trovare luoghi di accoglienza certamente sacrifica alcune parti del nostro territorio, rende impossibile attuare un vero percorso di inclusione e mette in difficoltà alcuni sindaci, lasciando indenni altri».