La Commissione europea ha proposto di concedere aiuti per 18 milioni di euro all'Italia per far fronte ai danni causati in Liguria e in Toscana dall'alluvione dello scorso ottobre. Questi aiuti, spiegano a Bruxelles, arriveranno dai fondi di coesione e serviranno per «coprire parte delle spese» necessarie per riparare i danni. In particolare, si precisa, i 18 milioni di euro sono destinati al «ripristino delle infrastrutture di base», quali le reti di distribuzione dell'acqua, del gas e dell'elettricità. «Sebbene l'importo dei danni diretti, superiore a 722 milioni di euro, fosse inferiore alla normale soglia d'intervento del Fondo di solidarietà dell'Ue (al momento 3,5 miliardi di euro per l'Italia) – spiega Bruxelles, dalla voce del commissario per la Politica regionale, Johannes Hahn -, la Commissione ha potuto mobilitare il Fondo grazie all'eccezione del regolamento del Fsue per le 'catastrofi regionali straordinarie'. Questa disposizione permette alla Commissione di intervenire economicamente quando una regione viene colpita da una catastrofe straordinaria che coinvolge una parte rilevante della popolazione e che si ripercuote in modo grave e durevole sulle condizioni di vita dei cittadini e sulla stabilità economica della regione stessa. In Toscana sono stati segnalati due morti e oltre 300 persone evacuate. Le conseguenze delle inondazioni sono state particolarmente gravi per 1.209 lavoratori impiegati in circa 846 imprese, per lo più piccole e media imprese a conduzione familiare, oltre i due terzi delle quali direttamente collegate al turismo che rappresenta una delle principali attività economiche della zona – conclude la nota -. Si ipotizza che il ritorno definitivo alla normalità richiederà fino a un anno e forse di più».

L’annuncio di ieri La proposta europea fa eco a quella di ieri del governatore della Toscana, Enrico Rossi, nel corso di un incontro con il consiglio comunale di Campo nell’Elba aperto della popolazione, molto partecipato dagli abitanti e imprenditori locali, a cui erano presenti anche il prefetto di Livorno, Domenico Mannino, e l’assessore provinciale, Catalina Schezzini. Dieci milioni per realizzare i primi 19 interventi di ripristino e riduzione del rischio idraulico all’Elba. Questo è quanto previsto nella prima ordinanza firmata dal presidente della Regione Toscana, commissario per la ricostruzione: un investimento complessivo di 35 milioni (30 nel comune di Campo dell’Elba e 5 in quello di Marciana). «Tutti fondi regionali, dato che ad oggi nulla è arrivato dalle casse del governo – ha precisato Rossi -. Incito il prefetto Mannino a rappresentare al governo la situazione di sofferenza dell’Elba. Cosa che farò anch’io. Penso che non si trovi facilmente in questo Paese un sistema istituzionale che, come accaduto in Toscana, di fronte alla tragedia dell’alluvione si è responsabilmente rimboccato le maniche e ha affrontato in modo serio l’emergenza solo con proprie energie e risorse. Ora, per completare la ricostruzione, l’Elba merita un riconoscimento da parte dello Stato. E se non saremo ascoltati l’Elba deve prendere il treno per Roma e andare davanti a Palazzo Chigi e al Parlamento per chiedere che lo Stato faccia la sua parte. Su quel treno insieme a voi ci sarò anch’io».

Rossi con gli elbani un prospettiva, quella del governatore toscano che non vuole essere un semplice attestato di ciò che si è fatto durante l’emergenza-alluvione ma bensì un incitamento ad un lavoro di sitema per limitare l’impatto futuro di simili calamità. «Dobbiamo fare i conti con i cambiamenti climatici – ha conluso Rossi – che ci costringono a cambiare abitudini e correggere errori. Non possiamo più continuare a costruire sugli argini  e imbrigliare i torrenti. Per questo abbiamo approvato una legge che impedisce di costruire nelle aree a forte rischio idraulico. Si tratta di un provvedimento di prevenzione a cosa zero, indispensabile per evitare di ripetere questi errori. Per questo, fintanto che sarò presidente non cambierò questa legge, nonostante le varie proteste che già iniziano a manifestarsi. Lo ripeto per chiarezza: nelle aree a rischio idraulico non si dovrà tirare su neppure un mattone».