Il caso Mps nell’agenda del Pd senese, alle prese con una doppia campagna elettorale per le elezioni politiche e per quelle amministrative, porta all’approvazione (4 gennaio) di un documento da parte della Direzione Comunale che va dal Piano Industriale alle inchieste in atto passando dalla possibile nazionalizzazione e dalla condizione dei lavoratori. Ma va ben oltre. Arrivando a toccare anche i temi e gli attori della corsa al Comune di Siena. Non senza reazioni, però, da parte di chi è stato chiamato in causa.
 
Pillole di documento «Oggi le prospettive di rilancio per Banca Mps – si legge nel documento – sono ancora possibili e credibili, grazie anche alla discontinuità intrapresa dall’amministrazione Ceccuzzi e dalla Provincia di Siena (perchè per il Comune si scrive il nome dell’ex sindaco e per l’amministrazione provinciale il nome dell’ente? Ndr), che hanno sollecitato gli organi competenti a rinnovare, in tempi utili il management ed il consiglio di amministrazione della banca, con la modernizzazione della governance e l’inserimento di figure di elevato livello professionale. Un’azione che ha salvaguardato la Banca e la città, ma ha esposto il Comune alla rivalsa dei consiglieri legati ai membri del vecchio cda della banca. Il commissariamento, che è stato pagato duramente dalla città che in pochi mesi ha perso enormi risorse, è stato provocato dalle componenti Monaci per la rottura avvenuta sulle nomine e per gli indirizzi sulla sanità, tesi a salvaguardare il Policlinico Le Scotte dalle ingerenze politiche».
 
Dito puntato contro gli avversari «Per ostacolare ogni processo di rinnovamento – si legge ancora nel documento – è stata messa in campo la candidatura di Eugenio Neri, sostenuto fra le altre dalle associazioni “Nero su Bianco” riconducibile alle componenti Monaci, dalle “liste civiche” di Pierluigi Piccini e dall’associazione “Ora Siena”, di cui fanno parte fra gli altri Fabio Borghi e Fabio Lapisti. Si tratta di un cartello di forze trasversali, unite solo dalla voglia di rivalsa e dal tentativo di imporre un ritorno al passato. Queste forze, prive di programma e di valori condivisi, ha affidato il suo successo all’azione di dissesto politico del Pd e del centrosinistra, nella quale è impegnato da settimane Bruno Valentini. Facciamo nostro l’intervento del segretario provinciale del Pd, Niccolò Guicciardini, che ha richiamato Valentini a chiarire la sua posizione nei confronti del Pd ed a mantenere l’impegno assunto pubblicamente, ma già più volte disatteso, di sostenere Pierluigi Bersani alle politiche e Franco Ceccuzzi alle comunali. La Direzione dell’Unione Comunale esprime la propria solidarietà e vicinanza a Pierluigi Bersani, a tutti i dirigenti nazionali e a Franco Ceccuzzi, che sono stati oggetto di attacchi da parte di Bruno Valentini e dell’associazione Confronti, che non perdono occasione per danneggiare la campagna elettorale del Pd».
 
La reazione di Siena Cambia «Trovo controproducente che alla vigilia di fondamentali elezioni nazionali – rese più complicate proprio dalle vicende che riguardano la nostra banca e l'attacco al suo rapporto col territorio – la Direzione Comunale del Pd di Siena non trovi meglio da fare che lanciarsi in un violento attacco a Bruno Valentini e a Siena Cambia, accomunando questo progetto innovativo ad altre esperienze che si sono invece poste fuori dal campo del centrosinistra». L’intervento è quello di Carmine Diurno sulla pagina facebook di Siena Cambia. «L’intento è chiaramente quello di accomunare nel giudizio forze profondamente differenti l'una dall'altra per chiamare il partito a fare quadrato, in difesa da un nemico esterno. E' la medesima dirigenza che racconta la storia politica di questa città come  un continuo referendum contro o pro Franco Ceccuzzi,  allontanando una persona dopo l'altra e restringendo il numero di coloro che decidono. Da iscritto al PD senese, dico che piuttosto che alimentare polemiche occorre lavorare per un progetto di ricostruzione economica, sociale e culturale che poggi su una classe dirigente rinnovata e non compromessa con i pesanti errori del passato, con la competenza per affrontare i gravissimi problemi che affliggono la città, non solo negli enti (Comune, Università, ASL) ma anche la società sofferente per una crisi economica finora senza sbocchi, per la cui risoluzione sarà determinante che al governo vada Bersani dopo i disastri dell'era Berlusconi».
 
Attacchi politici e problemi veri dei cittadini «Eppure, proprio nel giorno in cui pubblicamente l'unico altro partito che ha partecipato alle primarie, SEL, dichiara che la dirigenza del PD senese è incapace di costruire una coalizione più ampia – prosegue Diurno -, ci si ostina a non volere prendere atto della situazione, lanciandosi in una sequela di attacchi di cui ai cittadini importa pochissimo perché attendono risposte ai problemi  veri, alla mancanza di lavoro, alle tasse troppo alte, alla riduzione della protezione sociale, all'impoverimento della vita culturale. Tutti sanno che Valentini è un valido amministratore pubblico, dirigente del Pd, serio ed apprezzato, che ha volutamente sospeso ogni iniziativa relativa alla candidatura a sindaco di Siena fino a dopo le elezioni nazionali, dichiarandosi disponibile ad assumere tutte le iniziative pubbliche che il partito volesse affidargli in sostegno alla vittoria della coalizione di centrosinistra guidata da Pierluigi Bersani. Nel frattempo Siena Cambia si è costituita formalmente in associazione proprio per offrire un’alternativa di centrosinistra ai cittadini senesi, che non sono d’accordo con le scelte politiche fatte fino ad oggi e che hanno portato questa città in questo disastro  e che vogliono restituire alla città-capoluogo un governo e una classe dirigente adeguata. Tutto alla luce del sole e senza personalismi, perché ritengo che un' alternativa sia possibile ed utile. Per questo ho aderito a Siena Cambia, ho sostenuto la candidatura di Valentini e sono convinto che abbiamo fatto bene a scendere e rimanere in campo».
 
La reazione di Piccini Non si è fatta poi attendere anche la reazione di Pierluigi Piccini tirato in ballo dal documento Pd. L’ex sindaco senese scrive: «E’ comprensibile che il Pd senese, temendo di rendersi responsabile dell’azzoppamento della vittoria annunciata di Bersani, stia vivendo nella più totale confusione e che il suo documento politico ne sia quindi un chiaro segno. Sorvoliamo sulle conclusioni “politiche” del documento che non sanno offrirci altro se non gli abituali veleni verso liste avversarie e “compagni fuorusciti”, oltre alle intimidazioni disciplinari nei confronti del contestatore Valentini. Si tratta solo dell’ennesima dimostrazione di come il giovane gruppo dirigente asserragliato intorno a Ceccuzzi non sappia andare oltre l’aggressività nei rapporti interni ed esterni al partito».
 
Armamentario propagandistico per il caso mps Una vera e propria confusione mentale la ritroviamo piuttosto nei ragionamenti che vengono sviluppati intorno alle problematiche del Monte dei Paschi, dove si spacciano come idee innovative le argomentazioni più viete dell’armamentario propagandistico degli ultimi anni. Si legge allora per l’ennesima volta la cieca fiducia per l’ultimo piano industriale della Banca dal cui “sicuro” successo si attendono gli effetti più disparati, primo tra tutti quello “di allontanare ogni ipotesi di nazionalizzazione”, facendo finta di non sapere che i 3,9 miliardi prestati dallo Stato ed i connessi 2 miliardi di interessi non potranno mai essere restituiti da nessun piano industriale, per quanto valido, e che la nazionalizzazione, almeno temporanea, è un orizzonte a elevatissima probabilità. Che tale piano, inoltre, dovrà essere totalmente rivisitato in seguito alle indagini giudiziarie e alle richieste della comunità europea». E poi ancora scrive Piccini: «su quello che tutti al mondo chiamano lo “scandalo Monte”, lo stesso PD fa nuovamente finta di niente e, ancora una volta, cerca di usurpare meriti che assolutamente non ha. Non si vede infatti come possano vantarsi di aver sostituito un vertice della Banca che loro stessi avevano insediato e sostenuto in tutte le scelte e di averlo fatto solo a seguito delle pressioni della Banca d’Italia (novembre 2011). Poi, bontà loro, i dirigenti cittadini del PD ammettono anche delle responsabilità politiche, ma continuano a fare confusione affermando che la loro autocritica “riguarda soprattutto gli indirizzi espressi dagli enti locali” la cui insistenza a far mantenere alla Fondazione il 50% del controllo sulla Banca ha “condizionato la strategia di crescita della stessa esponendola ad acquisizioni che si sono dimostrate troppo onerose”. Ma cosa c’entra? Piuttosto andrebbe detto che il PD ha portato gli enti locali ad esprimere indirizzi contraddittori e irrealizzabili perché, mentre dichiarava di voler mantenere il 50%, accettava che si indebolisse la Banca. Ma la chiarezza non alberga nel PD senese, nemmeno di fronte alla “tragedia”!»