Centrodestra senese: work in progress. Lontano dai botta e risposta che si sono creati lo scorso fine settimana tra PdL e Fratelli d’Italia (leggi), c’è la Lega Nord di Siena che si sta preparando per cercare un nuovo “assalto” a Palazzo Pubblico, con il proprio simbolo per di più. La Lega corre da sola. È questa l’unica cosa certa in attesa anche del “nome” del candidato a sindaco che non sarà il segretario comunale Francesco Giusti. «Abbiamo organizzato, a fine novembre, le “Primarie aperte” per la scelta del candidato a Sindaco – spiega Giusti -. I numerosi cittadini senesi che hanno partecipato a questa consultazione avevano indicato quale candidati più graditi il sottoscritto e l’avvocato Luigi De Mossi. Quest’ultimo ha preferito, per impegni professionali, non candidarsi. Io, personalmente, ho preferito dare la possibilità alla Lega di correre con una candidatura che potesse rappresentare una novità, indicando il nome di Maurizio Montigiani, del quadro direttivo del Monte dei Paschi. Personalmente ritengo di aver già dato, visto che mi sono candidato a sindaco nel 2006. In ogni caso qualsiasi proposta di candidatura verrà vagliata dagli organi provinciali e regionali per la definitiva approvazione».
Come giudica il centro-destra senese? Anche alla luce del recente botta e risposta PdL-Fratelli d’Italia…
«Personalmente preferirei un’opposizione unita non tanto per campanilismo o per spirito di appartenenza, ma per convinzione sulla necessità di cambiamento di rotta nella politica senese e per convergenza sui punti programmatici che devono contraddistinguere l’attività politica futura nella nostra provincia. Una cosa è certa: a Verona Flavio Tosi ha dimostrato che Lega e movimenti civici possono coesistere benissimo. In generale, comunque, quando entrambe le due componenti facevano parte del PdL, la Lega si è sempre differenziata su determinate tematiche: dalla Banca alla Fondazione Mps, all’acquisizione di Antonveneta, alla procedura di privatizzazione dell’Aeroporto di Ampugnano, all’Università, per la quale noi abbiamo fatto un’azione pressante, chiedendone il commissariamento in più di un’occasione».
Avete preso in considerazioni eventuali alleanze in vista delle prossime elezioni amministrative? Magari con candidati a sindaco già noti, Tucci o Neri nella fattispecie…
«Ancora ci sembra presto per parlare di alleanze, che comunque devono fondarsi sulla condivisione di punti programmatici e non sulla base di dichiarazioni mediatiche che identificherebbero una qualche lista come opposizione. La Lega a Siena non si deve certo vergognare del proprio simbolo, poiché ha svolto delle battaglie serie, come dimostrato successivamente dai fatti di cronaca che hanno messo Siena al centro della politica nazionale ed europea. Battaglie che sono facilmente identificabili e riconoscibili dai cittadini, che hanno apprezzato la nostra attività politica in città. Per cui, se le posizioni degli attuali candidati rimarranno queste, almeno al primo turno, la tendenza sembra essere quella di correre con il nostro simbolo. Non per questo rinunceremo al dialogo con tutti coloro che hanno a cuore le sorti della nostra città ed hanno intenzione di cambiare la gestione politica di Siena, operata in tutti questi anni dal Pd».
E come giudicate quello che è successo nel Pd e tutto ciò che ha accompagnato la vigilia delle primarie del 20 gennaio?
«Quello che è avvenuto è una pantomima grottesca: hanno scritto, cambiato e ricambiato le regole ed i termini delle primarie, ma evidentemente gli organi dirigenziali del partito senese preferiscono sostenere la candidatura di Franco Ceccuzzi, nonostante il fatto che sia stato lui a gestire l’attività politica in città negli ultimi dieci anni, con tutte le scelte che ad essa sono connesse (compresa l’acquisizione di Antonveneta, giudicata dal Ceccuzzi “l’anima gemella di Mps”). In questo modo il Pd conferma, nei toni e negli atti, l’atteggiamento stalinista e di lobby che vige all’interno del partito e nel quale la concorrenza interna non è tollerata. Si potrebbe tranquillamente cambiare l’acronimo del Pd in “Poco Democratici”».
Sul caso-Valentini?
«Bruno Valentini e Franco Ceccuzzi, come ho avuto modo di dire in altre occasioni, sono “due facce della stessa medaglia”, quella del Pd che ha svenduto il patrimonio di Siena. Valentini è stato un esponente di spicco della Fisac Cgil locale, un dirigente del Partito ed il primo cittadino di un importante comune dell’hinterland senese: come può rappresentare il nuovo, visto che anche le sue prese di posizione sulla situazione della Banca e della Fondazione risalgono a pochi mesi fa? Dove era fino ad oggi? Il tutto, ovviamente, a meno che il sindaco di Monteriggioni non sia capace di dimostrare coerenza con quanto dichiarato, uscendo dal Partito e dando luogo ad una candidatura civica».
Quali le idee e quali i vostri cavalli di battaglia nella prossima campagna elettorale?
«Stiamo elaborando il nostro programma elettorale, che ricalcherà in pieno le tematiche che la Lega ha affrontato in questi anni. In primo piano metteremo, senza ombra di dubbio, la situazione economica ed occupazionale della nostra Città. Siena ha bisogno di ripartire dalle piccole cose dopo i sedicenti “fasti” del gigante dai piedi d’argilla dell’epoca mussariana. Le proposte fondanti del programma della Lega saranno: Imu al minimo, snellimento della macchina burocratica e conseguente abbassamento al minimo delle addizionali comunali, sostegno alla famiglia ed alle giovani coppie, sostegno all’imprenditoria attraverso il ritorno della Banca Mps a finanziare le imprese del territorio ed abbandonando progressivamente quell’alta finanza che ci ha portato nel baratro, sostegno al commercio ed all’edilizia, con particolare attenzione al consumo del suolo».